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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Alexei VASSILIEV                                                                         (Russia) 

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ALEXEI VASSILIEV

Inafferrabili presenze. Corpi fisicamente presenti, trapassati da una luce dai colori violenti, in uno stato evidente di pausa; ma non basta per comprendere come le loro menti, i loro pensieri siano altrove. A noi lasciano la visione esterna, l’involucro vuoto: loro sono chissà dove. Questo sembra dirci il fotografo russo di base a Parigi Alexeï Vassiliev mentre l’inafferrabilità della materia prevale. Tutto è sospeso. Lo è il tempo – un indicibile tempo reso irriconoscibile da tinte lancinanti –; lo è lo spazio, un ambiente muto e permeabile. Sospesi sono i volti, arditezza in caso di fotografia ritrattistica. Ma qui siamo oltre la raffigurazione fisica, qui siamo nell’immaterialità di un vagabondaggio spirituale che va bloccato per lasciarlo poi fluire. Noi non sappiamo nulla dei personaggi ritratti in “Portraits” come altrove né Alexeï Vassiliev sembra volerci istruire, e forse questo ha il fascino massificante di un protagonismo momentaneo, ma è certo che l’anonimato ci agita spingendoci verso la soddisfazione di una curiosità che si accende foto dopo foto. La serie “Des-apparitions” esalta l’assunto e così attraverso la forte sfocatura, i tempi lunghissimi, come una mano invisibile cancellano l’immagine gettando una cortina di interrogativi. Mistero. La fisicità è perduta a vantaggio dell’incorporeo, dell’intangibile. La direzione è emozionale, guizzante e non mancano i rimandi alla pittura di Francis Bacon e alle lacerazioni che più che i corpi interessano l’anima. La cupezza del disinganno è sciolta – ma è solo per un momento – dalla virulenza dei colori in “Instants Troublés”, dove le figure galleggiano trasportati da tinte piatte, quasi immobili che bloccano i movimenti dei soggetti. La luce è protagonista attraverso colori ora intensi e abbaglianti ora morbidi e avvolgenti, mentre i soggetti si perdono in un limbo colloso e introspettivo. Scene di incomprensibile immobilità, e personaggi – si veda la serie “2052” – chiamati a fornire assonanze con la surreale fissità teatrali di Beckett, nelle quali il disagio va colto nelle espressioni minimaliste, nel non-detto, nelle silenziose allusioni. Gli echi continuano e percettibilmente. Alexeï Vassiliev ne è al corrente e non omette nulla. Anzi, una memoria antica e occhi pieni di bellezza lo hanno condotto quasi inconsapevolmente a una traduzione fotografica di taluni capolavori della pittura. Quanto poteva sembrare un ‘jeu d’intention’ da svilupparsi nell’accostamento tra linguaggi, si rivela in “Mnemonikos” un ripescaggio: l’autore attinge a una memoria silenziosa, prezioso sedimento che ora affiora come un fiume carsico e conduce con sé frammenti di una bellezza così completa e impressionante da gareggiare con l’involontario modello. Un gioco, forse un omaggio, certo una restituzione in forma organica, ma i cui frammenti si spargono lungo l’intero lavoro di Vassiliev.

Le serie di Alexeï Vassiliev conquistano per compattezza. I personaggi, sempre sul punto di diluirsi e sparire ci appaiono là, in un luogo senza dimensioni, inafferrabili e veri. Con la complicità del fotografo ci offrono la materia, questo ci è dato sapere. Sui pensieri, la vera ossatura d’ogni essere vivente, non sappiamo nulla. Forse non dobbiamo. Forse siamo chiamati al rispetto.

 

Giuseppe Cicozzetti

da ‘Portraits’; ‘Des-apparitions’; ‘Instants Troublés’; ‘2052’; ‘Mnemonikos’.

 

Foto Alexeï Vassiliev

 

http://www.vassiliev.fr/

 

 

Elusive presences. Physically present bodies, pierced by a light of violent colors, in an evident state of pause; but it is not enough to understand how their minds, their thoughts are elsewhere. We leave the external vision, the empty envelope: they who knows where.

This seems to tell us the Russian based photographer in Paris Alexeï Vassiliev while the elusiveness of the matter prevails. Everything is suspended. Time is - an unspeakable time rendered unrecognizable by excruciating hues -; it is space, a silent and permeable environment.

The faces are suspended, boldness in the case of portraiture photography. But here we are beyond the physical representation, here we are in the immateriality of a spiritual wandering that must be blocked to let it flow then. We know nothing of the characters portrayed in "Portraits" as elsewhere nor Alexeï Vassiliev seems to want to instruct us, and perhaps this has the massifying appeal of a momentary protagonism, but it is certain that anonymity agitates us pushing us to the satisfaction of a curiosity that turn on photos after photos.

The series "Des-apparitions" enhances the assumption and so through the strong blur, the very long times, like an invisible hand, cancel the image throwing a curtain of questions. Mystery. Physicality is lost for the benefit of the incorporeal, the intangible. The direction is emotional, flickering and there are references to the painting of Francis Bacon and to the lacerations that more than the bodies affect the soul.

The gloom of disillusion is dissolved - but only for a moment - by the virulence of the colors in "Instants Troublés", where the figures float transported by flat, almost immobile colors that block the movements of the subjects. Light is the protagonist through colors that are now intense and dazzling, now soft and enveloping, while the subjects are lost in a sticky and introspective limbo.

Scenes of incomprehensible stillness, and characters - see the series "2052" - called to provide assonances with the surreal theatrical fixities of Beckett, in which the uneasiness is captured in the minimalist expressions, in the unsaid, in the silent allusions. The echoes continue and perceptibly. Alexeï Vassiliev is aware of this and does not omit anything.

Indeed, an ancient memory and eyes full of beauty led him almost unconsciously to a photographic translation of some masterpieces of painting. As it might seem a 'jeu d'intention' to be developed in the juxtaposition between languages, it turns out in "Mnemonikos" a repechage: the author draws on a silent memory, precious sediment that now surfaces like a karst river and carries with it fragments of a beauty so complete and impressive to compete with the involuntary model.

A game, perhaps a tribute, certainly a compensation in organic form, but whose fragments spread throughout Vassiliev's entire work.

Alexeï Vassiliev's series conquer by compactness. The characters, always on the verge of diluting and disappearing, appear there, in a place without dimensions, elusive and true. With the complicity of the photographer they offer us the material, this is known to us. We know nothing about thoughts, the true bone structure of every living being. Maybe we do not have to. Perhaps we are called to respect.

 

Giuseppe Cicozzetti

from ‘Portraits’; ‘Des-apparitions’; ‘Instants Troublés’; ‘2052’; ‘Mnemonikos’.

 

ph. Alexeï Vassiliev

 

http://www.vassiliev.fr/

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