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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Poike STOMPS                                                                               (Olanda) 

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POIKE STOMPS

Già nel 1924, in ‘Variété’, Paul Valery si interrogava circa il destino dell’Europa chiedendosi se il nostro Continente sarebbe diventato “un piccolo promontorio” di quello asiatico. Non c’è dubbio che, considerate le proporzioni, dal punto di vista strettamente geografico l’Europa da considerare niente più di un’appendice del gigante asiatico ma l’interrogativo del filosofo e poeta francese richiama a un dilemma che resta ancora irrisolto e che l’attualità, la giovane storia dell’Unione Europea e le contraddizioni insite a una trasformazione, chiamano a una soluzione non soltanto di cosa sarà l’Europa ma di cosa è adesso. Il dibattito è aperto ai contributi di ognuno. Culture ed economie diverse rendono l’Europa – almeno per il momento storico – un soggetto giuridico, un progetto apprezzato da molti ma le cui contraddizioni rappresentano l’obiettivo dei suoi detrattori, i movimenti nazionalisti dei paesi componenti, da subito oppositori della creazione. Nella terra di mezzo delle contraddizioni, circa cinquecento milioni di europei, da Copenaghen ad Atene, da Lisbona a Varsavia, da Parigi a Bucarest vivono ogni giorno il “sentirsi” europei. Il fotografo olandese Poike Stomps ha viaggiato per 42 grandi città europee per documentare il senso “transitorio” del vissuto di quello che lui stesso definisce “esperienza” dell’Europa, per un progetto dal nome “Crossing Europe”.

“Crossing Europe” si piega ai dettami di quella che possiamo definire “steady street photography”: immagini fisse, sempre uguali, seppure in una lampante diversità, e, soprattutto piane, quasi senza artefici. Immagini catturate al momento, rapide, prese nella brevità del lampeggiare di una luce e l’altra di un semaforo. La metafora del “passaggio” ci sta tutta. C’è da chiedersi in quale direzione questa metafora abbia scelto di sciogliersi ma questo è un tema che non appartiene alla fotografia, il cui compito primario è quello di mostrare. E noi vediamo un’umanità simile a ogni latitudine, come se Poike Stomps avesse voluto sottolineare l’esistere di alcuni tratti comuni. Ed è sull’altare delle strisce pedonali che il fotografo ha sentito l’urgenza di svincolare il tema, proprio sul luogo principe del transito veloce, dell’attraversamento. Le immagini restituiscono in pieno il senso di una velocità necessaria, quasi a sottolineare, fuori appunto dalla metafora, che non c’è tempo o forse inadeguatezza a fornirsi delle risposte e che dunque ognuno deve in qualche modo pensare a se stesso. E in fretta: le auto passano veloci come la Storia, non bisogna lasciarsene travolgere. La strada dunque, o un frammento di essa, quale simulacro della difficoltà di intessere rapporti umani che abbiano senso, di sentirsi parte di una comunità più vasta proprio alla luce delle preoccupazioni di quel progetto europeista di cui si accennava nelle battute iniziali.

“Crossing Europe” (a cui seguirà “Crossing the USA”) è questo, un micro osservatorio della quotidianità al tempo dell’Europa Unita in cui la priorità di Poike Stomps è fissata sulle persone, sul loro incedere a tratti malfermo e preoccupato ma svelto e non sulle città che nel PhotoBook sono citate alle fine perché non venisse distolto lo sguardo dai soggetti per ingaggiare invece un gioco di società volto a determinare di quale città si trattasse. Per questo, per smarcarsi da una riconoscibilità fuorviante, “Crossing Europe” si concentra sull’articolazione della metafora – cosa di cui peraltro la fotografia è invitata a nitrirsi – e vi riesce laddove ci restituisce intatto il senso di smarrimento, del tentativo di una rapida uscita da un “territorio” nel quale gravano incognite e incertezze e per la cui risoluzione è a disposizione un tempo breve. Ecco, il tempo è il vero nemico. Un tempo breve da cui pretendiamo risposte che soddisfino le nostre paure e che comunque accogliamo, in mancanza d’altre, seppure acerbe. In questo tempo si sviluppa ogni probabile crisi da cui si intende uscire con un forte accento individualista, lo stesso che vediamo consumarsi tra le strisce pedonali.

“Crossing Europe” racconta questo, la traduzione della perplessità, la posa plastica delle incertezze colte nella loro azione sincretica e rivelate alla filigrana di una “street photography” altrettanto plastica e tenuta ferma dall’ostinazione documentaristica di Poike Stomps, cui va il merito di averci parlato dell’Europa dal centro delle sue strade.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Crossing Europe”

 

foto Poike Stomps           

 

http://www.poike.nl/

 

 

Already in 1924, in ‘Variété’, Paul Valery wondered about the fate of Europe questioning if our continent would become "a small promontory" of the Asian one.

There is no doubt about that, given the proportions, from a strictly geographical point of view, Europe has to be considered nothing more than an appendage of the Asian giant, but the question of the French philosopher and poet recalls a dilemma that still remains unsolved and that the actuality, the young history of the European Union and the contradictions inherent in a transformation, call for a solution not only of what Europe will be but of what it is now.

The debate is open to everyone's contributions. Different cultures and economies make Europe - at least for the moment in history - a legal entity, a project appreciated by many but whose contradictions represent the objective of its detractors, the nationalist movements of the component countries, immediately opposed to creation.

In the no man’s land of contradictions, about five hundred million Europeans, from Copenhagen to Athens, from Lisbon to Warsaw, from Paris to Bucharest, live every day the "feeling" of Europe. The Dutch photographer Poike Stomps traveled to 42 major European cities to document the "transitory" sense of what he calls "experience" of Europe, for a project called "Crossing Europe".

"Crossing Europe" bends to the dictates of what we can call "steady street photography": still images, always the same, albeit in a striking diversity, and, above all, flat, almost without architects. Images captured at the moment, rapids, taken in the brevity of the flash of a light and the other of a traffic light.

The metaphor of the "passage" is all there. One wonders in which direction this metaphor has chosen to dissolve but this is a theme that does not belong to photography, whose primary task is to show. And we see a humanity similar to every latitude, as if Poike Stomps wanted to underline the existence of some common traits.

And it is on the altar of the crosswalks that the photographer has felt the urgency to free the theme, right on the prince of fast transit, crossing. The images fully reflect the sense of a necessary speed, as if to underline, precisely from the metaphor, that there is no time or perhaps inadequacy to provide answers and therefore everyone must somehow think of himself.

And in a hurry: cars pass as fast as history, we must not be overwhelmed by it. The road therefore, or a fragment of it, as a simulacrum of the difficulty of weaving human relationships that make sense, of feeling part of a larger community in the light of the concerns of that pro-European project mentioned in the opening lines.

"Crossing Europe" (which will be followed by "Crossing the USA") is this, a micro observatory of everyday life at the time of the United Europe where the priority of Poike Stomps is fixed on people, on their gait and worried but quick traits and not on the cities that are mentioned in the PhotoBook at the end so that the look from the subjects was not diverted to engage instead a game of society aimed at determining which city it was.

For this reason, to get rid of a misleading recognizability, "Crossing Europe" focuses on the articulation of metaphor - something which, moreover, photography is invited to neigh - and it succeeds where it gives back intact the sense of loss, of the attempt of a rapid exit from a "territory" in which unknowns and uncertainties weigh and for which a short time is available. So, time is the real enemy.

A short time from which we demand answers that satisfy our fears and which we welcome, in the absence of others, even if unripe. At this time every probable crisis develops from which one intends to go out with a strong individualistic accent, the same that we see consumed among the pedestrian crossings.

"Crossing Europe" recounts this, the translation of the perplexity, the plastic pose of the uncertainties captured in their syncretic action and revealed to the filigree of an equally plastic "street photography" and held firm by the stubborn doctrine of Poike Stomps, to whom telling us about Europe from the center of its streets.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “Crossing Europe”

 

ph. Poike Stomps            

 

http://www.poike.nl/

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