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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Franck PIGNAL                           (F)

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FRANCK PIGNAL

Si dice che la fotografia guardi avanti attraverso lo specchietto retrovisore. Se è così (e noi sappiamo che è così) la fotografia nutre se stessa con la forza dei rimandi, di quanto cioè abbiamo assorbito nella nostra cultura visiva fino a formarci e determinare più o meno consapevolmente il nostro percorso. Funziona così nella vita: siamo un cumulo di retaggi e la fotografia, esperienza delle attività umane, non fa eccezione. Il lavoro di Franck Pignal è francese fin dentro le ossa, segno, cioè, che affonda lo sguardo nella grande tradizione umanista che ha fatto grande la fotografia francese. Giù nella tradizione, e con un piglio così deciso che, se da un lato impedisce sbavature, dall’altro si apre all’ingresso di elementi pittorici fino a determinarne l’insieme compositivo. Il contemporaneo è tradotto da Pignal nella lingua fotografica d’un passato che amiamo e che non smette ancora di sorprenderci. La lezione umanista c’è tutta, tanto che certe atmosfere, certi volti, certe figure sembrano le stesse care a Ronis o Doisneau: l’attenzione ai fatti dell’uomo, il pudore e l’impegno che derivano dall’osservazione collocano le fotografie di Pignal giusto in quel frammento temporale e lo rivaluta, segno che i classici si impongono sul contemporaneo stagliandosi sul rumore di fondo. E poiché la novità è slegata dalla cronologia, tutto ciò che non conosciamo ha il fresco sapore della novità. I soggetti di Franck Pignal – ma la stesso si può dire dei paesaggi o sugli studi di natura morta – godono del favore di un obiettivo che più che riprenderli intende ascoltarli in un vicendevole scambio di sussurri, quasi a imbastire il gioco della confessione. Le figure femminili ci attraggono ora per una naturale sensualità ora perché colte ella solitudine dell’occupazione: esse non sono mai banali; se ci attraggono è perché con noi il fotografo ha voluto tessere la trama d’un gioco che intende tracimare dal rettangolo di carta per indurci a chiedere chi sono e cosa fanno, segno della fondazione di un’empatia tra il soggetto e l’osservatore di cui Pignal è mentore e demiurgo insieme. Le atmosfere ci catturano e ci trasportano in un mondo che tanto avremmo voluto conoscere: quello dei bistrot sui boulevard, su quei tavoli dove facile era ordinare alla solitudine di unirsi per prendersene momentanea beffa, gli stessi dove a Bardamu prende a battere il cuore per Lola durante la notte suo “viaggio”. Ma noi siamo nel nostro tempo e dunque le fotografie di Pignal si offrono a noi come uno specchio deformante che piega a suo piacimento non già i soggetti ma il tempo. Così, d’un fiato, le fotografie ci trasportano nella sospensione cronologica dei classici – sebbene vi siano non poche digressioni moderniste – pur avendo piena consapevolezza di agire nella contemporaneità e come tale esserne pienamente attraversata. Del lavoro di Franck Pignal, è doveroso ripeterlo, convince l’accuratezza dello sguardo, una naturale delicatezza e il rispetto che si deve a tutto ciò che ci accingiamo a comprendere. Senza queste prerogative l’uomo e la fotografia non vanno lontani.

Giuseppe Cicozzetti

foto Franck Pignal 

https://www.franckpignal.com/

Some says that photography looks forward through the rear view mirror. If it is so (and we know it is) photography feeds itself with the power of references, that is, what we have absorbed in our visual culture to form and more or less consciously determine our path. That’s way things goes in life: we are a heap of heritage and photography, the experience of human activities, there ain’t no exceptions. Franck Pignal's work is French right down to the bones, a sign, that is, that sinks its gaze into the great humanist tradition that made French photography great. Down in the groove, and with such an assertive attitude that, if on the one hand it prevents smudging, on the other it opens up to the entrance of pictorial elements to determine their overall composition. The contemporary is translated by Pignal into the photographic language of a past that we love and that still does not cease to surprise us. The humanist lesson is all there, so much so that certain atmospheres, certain faces, certain figures seem the same as dear to Ronis or Doisneau: the attention to man's facts, the modesty and the commitment that derive from observation place the photographs by Pignal right in that time fragment and re-evaluates it, a sign that the classics impose themselves on the contemporary, standing out against the background noise. And since novelty is unrelated to chronology, everything we don't know has the fresh flavor of novelty. Franck Pignal's subjects - but the same can be said of landscapes or still life studies - enjoy the favor of a lens that rather than taking them back intends to listen to them in a mutual exchange of whispers, almost as if to baste the game of confession. The female figures attract us now for a natural sensuality now because they are caught in the solitude of the occupation: they are never banal; if they attract us it is because with us the photographer wanted to weave the plot of a game that he intends to overflow from the rectangle of paper to induce us to ask who they are and what they do, a sign of the foundation of an empathy between the subject and the observer of to which Pignal is mentor and demiurge at the same time. The atmospheres capture us and transport us to a world that we would have liked to know so much: that of the bistros on the boulevards, on those tables where it was easy to order at the solitude to unite to take a momentary joke, the same ones where in Bardamu it takes the heart to beat for Lola during the night of his "journey". But we are in our time and therefore Pignal's photographs offer themselves to us like a deforming mirror that bends at its will not already the subjects but the time. Thus, in one breath, the photographs transport us into the chronological suspension of the classics - although there are quite a few modernist digressions - despite having full awareness of acting in the contemporary world and as such being fully traversed by it. Of Franck Pignal's work, it is necessary to repeat it, convinces the accuracy of the look, a natural delicacy and the respect that is due to all that we are going to understand. Without these prerogatives, man and photography don’t go so far.

Giuseppe Cicozzetti

ph. Franck Pignal 

https://www.franckpignal.com/

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