FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Ray METZKER (USA)
RAY METZKER
La forma classica del modernismo americano qui, nelle fotografie di Ray Metzker (1931-2014), raggiunge il suo apice. E’ meglio dirlo subito per concentrarsi direttamente sulla grandissima lezione di uno dei più influenti, e geniali, fotografi statunitensi. Metzker è l’esempio di come la tecnica sa diventare il catalizzatore della genialità, come un mezzo che ha bisogno del suo omologo per dispiegare la sua forza. Il paesaggio urbano necessita di una elaborazione o, se vogliamo, di una sua interpretazione, che abbandona definitivamente i contorni della rappresentazione per lasciarsi infittire di contenuti visivi generati dalla sperimentazione tecnica. I forti contrasti rimangono ma le immagini si fanno più composite nell’esasperazione del binomio cromatico. La città è il suo focus. I dettagli, i particolari sono posti al centro: la luce è tagliente e l’ombra nettissima, come a dividere mondi esclusivi. I soggetti sono centrali ma isolati, quasi ritagliati, immersi in una realtà da oltrepassare, ostile forse, ma se tutto è narrato con sensibilità allora anche l’estraniamento ha una sua cifra poetica. Poi la sperimentazione, l’ingresso di elementi estranei come la cornice non fotosensibile del rullino che incorporate nella composizione spezzano la staticità narrativa; staticità che sarà esplorata nelle esposizioni multiple o nella sequenzialità degli scatti a formare un mosaico ottico. I canoni sono rotti (li aveva già scardinati Man Ray) ma qui si liberano nella modernità. Metzker è un gigante visionario assetato di nuovo, un fotografo coraggiosissimo che ha parlato una lingua meravigliosa e sconosciuta: chi l’ha ascoltata ne è rimasto affascinato fino a farla propria.
Giuseppe Cicozzetti
foto Ray Metzker
The classical form of American modernism here, in the photographs of Ray Metzker (1931-2014), reaches its peak. It is better to say it immediately to focus directly on the great lesson of one of the most influential, and brilliant, American photographers. Metzker is an example of how technique can become the catalyst for genius, as a medium that needs its counterpart to deploy its strength. The urban landscape needs an elaboration or, if we wish, an interpretation of it, which definitively abandons the contours of the representation to allow itself to be thickened with visual contents generated by technical experimentation.
The strong contrasts remain but the images become more composite in the exasperation of the chromatic binomial. The city is his focus. The details, the details are placed in the center: the light is sharp and the shadow so strong, like dividing exclusive worlds. The subjects are central but isolated, almost cut out, immersed in a reality to be crossed, perhaps hostile, but if everything is narrated with sensitivity then even the estrangement has its poetic figure.
Then the experimentation, the entry of extraneous elements such as the non-photosensitive frame of the film that you incorporate into the composition break the static narrative; static that will be explored in multiple exposures or in the sequentiality of the shots to form an optical mosaic. The canons are broken (Man Ray had already broken them) but here they are freed in modernity. Metzker is a visionary giant who is thirsty of innovations, a very courageous photographer who spoke a wonderful and unknown language: those who listened to it were fascinated to the point of making it their own.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Ray Metzker