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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Rusland MASLOV                                                                   (Russia)

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RUSLAN MASLOV

Riassunti di esistenze. Lampi d’emozione. La vita scorre ovunque e non c’è un solo giorno nella vita di una persona che non sia degno d’essere raccontato. Ma per incamminarsi in questo complicato affare occorre una forte passione, una sincera e compassionevole empatia, la stessa che fa riconoscere ognuno di noi nei volti e nei giorni dell’altro. La questione, dal punto di vista fotografico, è ben delineata. Si dice infatti che non ci sia fotografo che non scatti quello che “riconosce”, stabilendo in questo dialogo un rapporto di vicinanza, di prossimità emozionale che urge d’essere catturata.  La serie “Biology” del fotografo moscovita Ruslan Maslov racconta come l’uomo non sia da ricercare solo nella fredda e scientifica biologia che lo compone (qui vorrei ribadire che tutti gli uomini ne condividono una e una soltanto, mettendo la parola fine a certe derive razziste) ma nel suo complesso e delicato sistema relazionale, nella qualità dei rapporti quotidiani con sé e gli altri che, a ben guardare – e in questo Maslov corre in nostro aiuto – si verificano ovunque con più o meno le stesse dinamiche, segno di una omogeneità di costumi e abitudini che mai nessuna cultura oppressiva riuscirà a stravolgere. L’occhio di Ruman Maslov è curioso, serpeggia ovunque, si lascia blandire dalle occasioni e poi cattura. Con sicurezza. Gesti minuscoli, ordinari, quasi privi di significato e distanti da un interesse che intende coniugarsi con l’epos. Qui, in “Biology” (ma la corrente travalica e si versa in ogni serie), la vita scorre come per un’inerzia che si dipana a una velocità immutabile. Per la fortuna di tutti. Il campo della ricerca, in “Helium tremor” sembra restringere il suo campo d’azione: dal folto della collettiva interazione sociale, l’obiettivo si stringe intorno a una ritrattistica nervosa, quasi isterica, ma capace di restituire i soggetti alla nostra esplorazione e dunque d’immaginarne le vite attraverso un blurred che come un gioco complica l’interpretazione. Un gioco ben composto e straniante, e non privo di mistero. E ancora una specie di gioco, stavolta complice e rilassato è la serie “Solo”, prodotta dalla moglie di Maslov e le cui fotografie provengono da un clima di pausa, come se il desiderio di ricaricarsi obbedisse a quello di una pausa. Ma con “Zero G” si riprende il viaggio. E con una tensione ancora più innervata di movimento. Le fotografie che vediamo lacerano la nostra immaginazione. Sembrano, scorse in rapida sequenza, fotogrammi di uno stesso racconto, sebbene si comprenda come siano ognuna diversa. Questo vuol dire avere ben salda la rotta, possedere la padronanza assoluta di un plot che ha ancora molto da dire e dunque da scarnificare. I protagonisti non li vediamo. O, meglio, li vediamo ma loro quasi ci scherniscono mostrandosi di spalle o con volti abbozzati in cui notiamo l’assenza di occhi che tuttavia ci guardano rimandando al mittente un certo sgomento. L’intero lavoro di Ruslan Maslov è attraversato e tenuto insieme da un filo rosso che annoda i capitoli. C’è una centralità che si sviluppa nella frammentazione di un “corpus” narrativo da raccogliere nella molteplicità dei segni nelle sue fotografie, nel dispiegarsi di inviti che vengono offerti all’osservatore come la chiave di decifrazione di un percorso avvincente in cui, prima che sia terminato, siamo convocati ad ammirare ogni singola bellissima fotografia.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Biology”; “Helium tremor”; “Solo”; “Zero G”.

 

foto Ruslan Maslov

 

https://www.rusmaslov.ru/

 

Summaries of existences. Flashes of emotion. Life flows everywhere and there is not a single day in the life of a person who is not worthy of being told.

But to set out on this complicated business requires a strong passion, a sincere and compassionate empathy, the same that makes each of us recognize each other's faces and days. The question, from the photographic point of view, is well defined.

Some says there is no photographer who does not shoot what he "recognizes", establishing in this dialogue a relationship of closeness, of emotional proximity that urges to be captured. The "Biology" series by the Muscovite photographer Ruslan Maslov tells how man is not to be found only in the cold and scientific biology that composes him (here I would like to reiterate that all men share one and only one, putting an end to certain drifts racist) but in its complex and delicate relational system, in the quality of the daily relations with oneself and the others that, on closer inspection - and in this Maslov runs to our aid - occur everywhere with more or less the same dynamics, sign of a homogeneity of customs and habits that no oppressive culture will ever be able to overturn.

Ruman Maslov's eye is curious, it snakes everywhere, is left to coy from the occasions and then captures. With security. Minuscule, ordinary gestures, almost meaningless and far from an interest that intends to combine with the epos. Here, in "Biology" (but the current goes beyond and is poured into each series), life flows like an inertia that unfolds at an immutable speed.

For everyone's luck. The field of research, in "Helium tremor" seems to restrict its field of action: from the thick of the collective social interaction, the objective is tightened around a nervous, almost hysterical portraiture, but able to return the subjects to our exploration and therefore to imagine their lives through a blurred that as a game complicates the interpretation.

A game well composed and alienating, and not without mystery. And yet a kind of game, this time complicit and relaxed is the "Solo" series, produced by Maslov's wife and whose photographs come from a break, as if the desire to recharge obeyed that of a break.

But with "Zero G" the journey is resumed. And with an even more innervated tension of movement. The photographs we see lacerate our imagination. They appear, in a rapid sequence, frames of the same story, although they understand how different each one is. This means having a firm grip on the route, possessing the absolute mastery of a plot that still has much to say and therefore to be scarified.

We don’t see the protagonists. Or, rather, we see them but they almost mock us by showing their backs or with sketchy faces in which we notice the absence of eyes that however look at us, sending back to the sender a certain dismay.

The entire Ruslan Maslov’s work is crossed and held together by a red thread that knots the chapters. There is a centrality that develops in the fragmentation of a narrative "corpus" to be collected in the multiplicity of the signs in his photographs, in the unfolding of invitations that are offered to the observer as the key to deciphering a compelling path in which, before is finished, we are called to admire every single beautiful photograph.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

from “Biology”; “Helium tremor”; “Solo”; “Zero G”.

 

ph. Ruslan Maslov

 

https://www.rusmaslov.ru/

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