top of page

SCRIPTPHOTOGRAPHY

Alex MAJOLI - III                            (Italia)   

0520-Alex-Majoli-Italy-Embed-08.webp

ALEX MAJOLI - III

 

«Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata è sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c’è un dopo. Il dopo è già qui». Così Cormac McCarthy descrive in “La Strada” la nuda consapevolezza di un presente che è già futuro. La città è vuota. Dalle vie, dalle piazze, in questi giorni di sgomento e lutto la paura circola indisturbata con il suo freddo carico di interrogativi. Quando finirà? Quando passerà? Quando potremo tornare ad abbracciarci, a scambiarci un bacio, a stringerci la mano, a sussurrarci un segreto. Quando potremo tornare a godere il pieno dei giorni che chiamiamo vita? Non lo sappiamo. Il virus è sceso su noi, ha steso sulle città il suo manto nero e noi non possiamo che stare al riparo. Fuori è desolazione. E morte. La vita ha ridotto la sua velocità. Dalle corsie degli ospedali, la corsa contro il tempo. Chiusi in quarantena non vediamo cosa succede “là fuori”, né sappiamo della solitudine che si è impadronita delle città. Alex Majoli, fotografo Magnum, vede per noi la tempesta che si è abbattuta sui nostri giorni in un reportage – pubblicato su Vanity Fair – nel quale si vedono gli effetti del lockdown. Sembra una drammatica messa in scena, immagini che abbiamo visto in un film e che ora, perché reali, ci terrorizzano. La maggior parte delle fotografie sono state scattate in Sicilia, terra che Alex conosce bene dal momento che vi dimora, dividendosi tra la campagna Iblea e Brooklyn. Le immagini raccontano due momenti: l’incessante attività dei medici dei reparti di terapia intensiva, la trincea che accoglie quanto accade “là fuori” e che, numeri alla mano, è prossima al collasso. Poi c’è la città, nella scheletrita attività e dove ognuno, come può o come sa, è in cerca di una personale risoluzione al problema. L’impianto visivo privilegia l’attestarsi di una gamma di grigi che frena l’irrompere della luce, come a sottolineare cromaticamente lo stordimento che permea le sensibilità. Il velo nero qui è restituito con l’efficacia del mestiere, ed è per questo che il reportage di Majoli ci appare impressionista e carico di suggestioni personali che noi siamo pronti a fare nostre. 

Giuseppe Cicozzetti

 

foto Alex Majoli

 

https://www.magnumphotos.com/photographer/alex-majoli/

«No lists of things to be done. The day providential to itself. The hour. There is no later. This is later.». So Cormac McCarthy describes in “The Road” the naked awareness of a present that is already future. The city is empty. From the streets, from the squares, in these days of dismay and mourning, fear circulates undisturbed with its cold load of questions. When it will end? When will it pass? When can we go back to hugging, exchanging a kiss, shaking hands, whispering a secret. When can we go back to enjoying the days we call life? We don’t know. The virus has descended on us, has spread its black veil over the cities and we can only stay sheltered. Outside it is desolation. And death. Life has reduced its speed. From the hospital wards, the race against time. Closed in quarantine we do not see what happens "out there", nor do we know of the loneliness that has taken over the cities. Alex Majoli, Magnum photographer, sees for us the storm that has hit our days in a reportage - published on Vanity Fair - in which we can see the effects of the lockdown. It seems like a dramatic staging, images that we have seen in a film and that now, because they are real, terrify us. Most of the photographs were taken in Sicily, a land that Alex knows well since he lives there, dividing himself between the Iblea countryside and Brooklyn. The images tell two moments: the incessant activity of the doctors of the intensive care units, the trench that welcomes what is happening "out there" and which, numbers in hand, is close to collapse. Then there is the city, in the skeletal activity and where everyone, as they can or as they know, is looking for a personal solution to the problem. The visual system favors the attestation of a range of grays that slows the burst of light, as if to chromatically underline the stunning that permeates the sensitivities. The black veil here is returned with the effectiveness of the craft, and this is why Majoli's reportage appears to us impressionist and full of personal suggestions that we are ready to make our own.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

ph. Alex Majoli

 

https://www.magnumphotos.com/photographer/alex-majoli/

bottom of page