FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Fred LYON (USA)
FRED LYON
Fred Lyon non è solo un fotografo di San Francisco: Fred Lyon è “il” fotografo di San Francisco. Se Brassaï e Atget hanno raccontato ogni aspetto di Parigi, Lyon ha fatto lo stesso con la metropoli californiana restituendoci il tumulto attrattivo di una città ripida come le alture su cui giace e su cui si arrampica, o scivola, un’umanità sfumata, colorata, creativa o nebbiosa come la sua Baia. Nelle foto di Lyon pare di vedere l’ombra impudente di Sam Spade aggirarsi per i boulevard o Philip Marlowe fare i conti col suo disincanto mentre, appena usciti da una pagina di un hard boiled, si offrono alla celebrazione del nostro immaginario visivo. Quell’atmosfera è intatta; e questo è chiesto a una buona fotografia, essere capace di restituire lo spirito di un tempo. “San Francisco Noir” è un corpus visivo completo delle contraddizioni di un tempo convulso (sono gli anni ’50), è materia letteraria, parole in forma di immagine, l’omaggio grandioso e struggente di un fotografo alla sua città. Fred Lyon è un grande fotografo. Niente sacro fuoco però, quello è venuto dopo. «Avevo notato» ha detto candidamente, cioè come solo un ultra novantenne può permettersi «che da quando un mio amico girava con una macchina fotografica al collo le ragazze avevano preso a ronzargli intorno. Allora ho pensato che se avessi fatto la stessa cosa forse avrei anch’io avuto successo con le ragazze». E’ probabile che abbia funzionato, con le ragazze e, ancora di più, con la fotografia. Anzi, ne siamo sicuri perché si iscrisse al LA Art Center dove studiò fotografia sotto l’insegnamento di Ansel Adams. E si vede. Si vede nella cura con cui ricerca un equilibrio quasi matematico tra luci e ombre. Il lascito alchemico del grande maestro del paesaggio americano è stornato da Lyon nelle cavità di una città viva, pulsante e pronta a cambiare pelle. Il periodo è quello della beat generation, di una cultura sotterranea che dopo aver cambiato la scena americana arriverà a trasformare la cultura giovanile europea. Tutto nasce lì, nella storica libreria City Light di Lawrence Ferlinghetti, luogo sacro di una cultura beatnik che affiancherà letterariamente i suoi nuovi eroi cresciuti “sulla strada” ai personaggi del realismo disincantato dell’hard boiled. Fred Lyon è a un tempo testimone del contemporaneo e aedo nostalgico di un passato impresso nella memoria così saldamente da diventare parte identitaria di San Francisco. E infatti se l’oscurità del mistero lo attrae (e ci attrae) fino a esplorarne ogni declinazione non meno celebra la vivace luminosità che ne inonda le strade; la vita ha molte facce, tanti per quanti sono i momenti e a un reporter non resta che registrarne il respiro, l’agitarsi delle attività umane. Ecco dunque che nelle fotografie di Fred Lyon il mistero è sapientemente alternato all’evidenza, come se San Francisco avesse bisogno d’essere interpretata in controluce. San Francisco ama Fred Lyon, e Fred Lyon ama San Franciso. Il suo obiettivo, quando abbandona la strada, si inoltra dritto nella vita sociale: jazz club, Opera, mondanità sono aspetti componenti il quadro; e lui è lì, pronto a fotografare uomini e cose, umori e sentimenti, notti e nebbie, scavando in profondità per scovare il cuore che molti, da Spade a Marlowe, da Bennett a Sinatra, da Corso a Ferlinghetti, Kerouac e Ginsberg hanno lasciato a San Francisco: niente paura, quel cuore che batte è nelle mani di Fred Lyon.
Giuseppe Cicozzetti
da “San Francisco Noir”
foto Fred Lyon
Fred Lyon is not just a photographer from San Francisco: Fred Lyon is “the” photographer of San Francisco. If Brassaï and Atget have told every aspect of Paris, Lyon has done the same with the Californian metropolis, giving us the attractive tumult of a steep city like the hills on which it lies and on which a shaded, colored humanity climbs, or slips, creative or foggy like its Bay.
In the Lyon’s photos it seems to see the impudent shadow of Sam Spade wandering around the boulevards or Philip Marlowe to deal with his disenchantment while, as soon as they come out of a hard boiled page, they offer themselves to the celebration of our visual imagery.
That atmosphere is intact; and this is asked of a good photograph, to be able to return the spirit of the past. "San Francisco Noir" is a complete visual corpus of the contradictions of a convulsive time (it's the 1950s), is literary matter, words in the form of images, the grandiose and poignant homage of a photographer to his city. Fred Lyon is a great photographer.
No sacred fire, that came later. «I had noticed» he said candidly, that is, as only an ultra-ninety-year-old can afford «that since a friend of mine had been running around with a camera around his neck, the girls had begun to buzz around him. So I thought that if I had done the same thing maybe I would have been successful with the girls too».
It's likely to have worked, with girls and, even more, with photography. Indeed, we are sure of it because he enrolled at the LA Art Center where he studied photography under the teaching of Ansel Adams. And it shows. It shows in the care with which he seeks an almost mathematical balance between light and shadow.
The alchemical legacy of the great master of the American landscape is diverted from Lyon into the hollows of a lively city, pulsating and ready to change skin. The period is that of the beat generation, of an underground culture that after having changed the American scene will come to transform the European youth culture.
It all started there, in the historic by Lawrence Ferlinghetti’s City Light bookstore, a sacred place of a beatnik culture that will literally flank its new heroes who grew up "on the road" to the characters of the disenchanted hard boiled realism. Fred Lyon is at the same time a witness of the contemporary and nostalgic of a past impressed in the memory so firmly as to become part of San Francisco identity.
And in fact, if the darkness of the mystery attracts him (and attracts us) up to exploring every declination, it no less celebrates the lively brightness that floods the streets; life has many faces, as many as there are moments and a reporter can only record the breath, the agitation of human activities. Thus, in Fred Lyon's photographs, the mystery is wisely alternated with evidence, as if San Francisco needed to be interpreted in backlight.
San Francisco loves Fred Lyon, and Fred Lyon loves San Franciso. His lens, when he leaves the road, goes straight into social life: jazz clubs, Opera, worldliness are aspects that make up the picture; and he is there, ready to photograph men and things, moods and feelings, nights and fogs, digging deep to find the heart that many, from Spade to Marlowe, from Bennett to Sinatra, from Corso to Ferlinghetti, Kerouac and Ginsberg have left in San Francisco: don't worry, that beating heart is in the hands of Fred Lyon.
Giuseppe Cicozzetti
from “San Francisco Noir”
ph. Fred Lyon