FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Carla IACONO (Italia)
CARLA IACONO
Riempite i vostri occhi di bellezza prima che si riempiano di terra e imparate dal vento, che ama carezzarvi e tra i capelli rovistare come prima alle tenere fronde. Donne, che gli occhi socchiudete ora acquosi e lucidi, non difendetevi. Lasciate che il vento tinga una nuova bellezza. Non smarritevi. A nulla somiglia il vostro amore. Nulla è più misterioso e adorabile delle vostre parole spogliate e dimora avete, lontana, dove con la vostra grazia non saprete chi vi raggiungerà. Chi vi scorge passare, a tanta regale distanza la vertigine lo porta via. Nel sangue, che ha diffusioni di fiamma sui volti, il cosmo fa le sue risa come agli occhi neri della rondine. Non sappiano le vostre mani bianche del sudore umiliante dei contatti. Pure qualcuno vi disfiorerà, bocche di sorgiva. Qualcuno che non sa, forse un pescatore di spugne vi avrà, perle rare. Gli sarà grazia e fortuna l’avervi cercate, sapere chi siete, potervi godere con la sottile coscienza che piace a ogni Iddio. Non smarritevi, a nulla somiglia il vostro amore. Eppure l’Uomo non comprende, vi teme anziché amarvi. Sul corpo ha voluto scrivervi il destino, sangue come inchiostro, il vostro. Vi ha rinchiuse, scacciate, relegate. Vi ha apposto marchi d’un delirio sconosciuto. Vi ha vilipeso, del vostro corpo ha fatto scempio. E infine vi ha amato d’un amore velenoso. Donne a metà. Non c’è società che non abbia voluto mortificare il corpo di una donna: religioni, costumi, usanze e tradizioni sono confluite nel plasmare la figura femminile a proprio piacimento. Se dovessimo costruire una storia sociale della donna è agli uomini che dovremmo dedicare i capitoli più sanguinosi. La sua storia è comune e le origini della distruzione dell’identità femminile sono così lontane ed equamente sparpagliate in ogni cultura che nessuno può dirsi esclusa. Lo sa bene la fotografa Carla Iacono, offrendoci un punto di vista narrativo che a prima vista può sembrare un dettaglio, una piccola chiosa in un capitolo più corposo ma che invece rivela moltissimo: il velo. Il velo, spesso, è il simbolo di una mortificazione pubblica: cinge il capo, nasconde i capelli vezzo brillante d’ogni donna, si chiude al mento o scivola ampio sulle spalle. La società occidentale è così veloce nel mutare se stessa che rimprovera ad altri quanto lei stessa è stata solo fino a ieri. In “Re-velation” Carla Iacono esplora il tema delle identità e noi scopriamo con lei qualcosa che ci riguarda da vicino. E mai come in questo scorcio di inizio secolo che ha visto l’immissione nella nostra società di un flusso migratorio da Paesi con una differente fede religiosa. Una crisi che si gioca sull’imposizione del velo nelle donne arabe. Eppure il velo non è estraneo alla nostra cultura. La storia dell’Arte è ricolma di figure femminili, sacre o meno il cui capo è velato, così come – chi come scrive ha qualche annetto lo ricorderà – per le nostre nonne del Sud il velo era un capo d’abbigliamento irrinunciabile per andare in chiesa o al mercato. Il velo era, ed è in alcune circostanze, un diaframma, qualcosa che doveva scansare gli uomini da seduzioni o cattivi pensieri. Il compito, come vediamo, era a carico delle donne, che così erano costrette a una mortificazione ormai così sedimentata da apparire una consuetudine. Più tardi, col mutare dei costumi, il diaframma del velo è caduto ma persiste in un altrove di cui sappiamo poco e che non è solo geografico. Accorgersene urtica, probabilmente perché vediamo in chi lo indossa l’immagine presente, ancora viva, del nostro vicino passato. Sul velo e nelle sue diverse applicazioni gli uomini giocano la loro partita identitaria e, ancora una volta, come sempre, sul corpo delle donne. Se il velo dunque vi appare poca cosa, osservate il lavoro di Carla Iacono. La fotografa ha compiuto un excursus nell’iconografia artistica e le cui immagini, appunto, ci appaiono più familiari di quanto non crediamo. Così, come “Re-velation” ci indica, la diversità iconografica e cronologica determina un filo conduttore che travalica il passato per immettersi nella contemporaneità. L’obiettivo di Carla Iacono è svelare con neutralità i diversi passaggi identitari, un invito alla comprensione di un fenomeno ritenuto sepolto ma che vive nell’esperienza di un “altro” che qualcuno fatica a comprendere e contro cui si rivolta. Il velo dunque è una questione ancora aperta e su cui si dibatte in termini di diritti della donna ma che in realtà sappiamo essere la punta di un iceberg che galleggia sul mare dell’intolleranza e della paura. Il velo, come si è detto, è una barriera che l’uomo ha costruito intorno alla donna, un muro; e noi sappiamo che basta un solo muro per costruire due prigioni. Ha scritto il grande poeta arabo Umar Khayyam: “Il nostro incontro è nascosto da un velo: quando il velo cadrà, né tu né io rimarremo”. Né tu né io cioè rimarremo uguali. Saremo diversi, la stessa cosa, certamente più liberi. “Re-velation” è un lavoro che spinge in questa direzione: ci è utile, capace di farci riflettere; e quando un fotografo si avventura nelle pieghe del dibattito con il coraggio e la grazia di Carla Iacono noi non possiamo che esserle grati.
Giuseppe Cicozzetti
da “Re-velation”
foto Carla Iacono
Fill your eyes with beauty before they are filled with earth and learn from the wind, which loves to caress you and in your hair rummage as before to the tender fronds.
Women, whose eyes are half-closed now watery and shiny, do not defend yourself. Let the wind dye a new beauty. Do not get lost. Nothing compares your love.
Nothing is more mysterious and adorable than your stripped words and dwell you have, far away, where with your grace you will not know who will reach you.
Who sees you pass, to such a great distance the vertigo takes him away. In the blood, which has spreads of flame on the faces, the cosmos laughs like the swallow’s black eyes. Do not know your white hands with the humiliating sweat of contacts.
Yet someone will disfigure you, mouths of spring. Someone who does not know, maybe a sponge fisherman will have you, rare pearls. It will be his grace and fortune to have you looking for you, to know who you are, to be able to enjoy you with the subtle conscience that pleases each and every God.
Do not get lost, nothing compares your love. Yet Man does not understand, he fears you rather than love you. On the body wanted to write to you the destiny, blood as ink, yours. He locked you up, driven away, relegated.
He has affixed to you brands of an unknown delirium. He has vilified you, your body has done havoc. And finally he loved you with a poisoned love.
Women in half. There is no society that has not wanted to mortify the body of a woman: religions, customs and traditions have merged into shaping the female figure to their liking. If we were to build a social history of women it’s to men that we should devote the bloodiest chapters.
Its history is common and the origins of the destruction of the female identity are so distant and equally scattered in every culture that no one can be said to be excluded. The photographer Carla Iacono knows this well, offering us a narrative point of view that at first glance may seem like a detail, a small gloss in a more substantial chapter but which reveals very much: the veil.
The veil, often, is the symbol of public mortification: it wraps around the head, hides the bright habit of every woman, closes to the chin or slides broadly on the shoulders. Western society is so quick in changing itself that it reproaches others how what was until yesterday.
In "Re-velation", Carla Iacono explores the theme of identities and we discover something that concerns us closely. And never like in this glimpse of the beginning of the century that saw the introduction into our society of a migratory flow from countries with a different religious faith.
A crisis that is played on the imposition of the veil in Arab women. Yet the veil is not foreign to our culture. The history of the art is filled with female figures, sacred or less whose head is veiled, just as - as who writes it has some years will remember - for our grandmothers of the South the veil was an indispensable piece of clothing to go in church or at the market. The veil was, and is in some circumstances, a diaphragm, something that had to avoid men from seductions or bad thoughts. The task, as we see, was the responsibility of the women, who were thus forced to a mortification now so sedimented as to appear a custom.
Later, with the changing of the costumes, the diaphragm of the veil has fallen but persists in an elsewhere of which we know little and that is not only geographical. To be aware of it, probably because we see in the wearer the present, still alive image of our closest past.
On the veil and in its various applications men play their identity match and, once again, as always, on the body of women. Therefore, if the veil appears to you little, look at Carla Iacono’s work. The photographer has made an excursion into the artistic iconography and whose images, in fact, appear more familiar than we believe.
Thus, as "Re-velation" indicates to us, iconographic and chronological diversity determines a guiding thread that goes beyond the past to become contemporary. The goal of Carla Iacono is to reveal with neutrality the different passages of identity, an invitation to understand a phenomenon considered buried but living in the experience of "another" that someone struggles to understand and against which he fights.
So the veil is a still open case and debated in terms of women's rights but that we actually know to be the tip of an iceberg floating on the sea of intolerance and fear. As we have said, the veil is a barrier that man has built around the woman, a wall; and we know that only one wall is enough to build two prisons.
The great Arab poet Umar Khayyam wrote: "Our meeting is hidden by a veil: when the veil falls, neither you nor I will remain". Neither you nor I will remain the same. We will be different, the same thing, certainly more free. "Re-velation" is a work that pushes in this direction: it is useful, able to make us reflect; and when a photographer ventures into the folds of the debate with the courage and grace of Carla Iacono we can not but be grateful.
Giuseppe Cicozzetti
from “Re-velation”
ph Carla Iacono