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SCRIPTPHOTOGRAPHY

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Un talento misconosciuto. O quasi. Un pioniere del colore; e prima che questo, in un mondo dominato dal bianco e nero, fosse riscattato da fotografi come Leiter, Shore o Eggleston. È Fred Herzog (21 Settembre 1930 – 9 Settembre 2019). Tedesco di nascita si trasferisce in Canada, qui racconterà una Vancouver che “viveva, lavorava, giocava e cambiava” attraverso immagini dai colori vibranti e complessi, esuberanti e pieni di una vitalità sconosciuta nella sua Stoccarda ancora devastata dalla guerra. Herzog racconterà lo scorrere nelle strade di una vita silenziosa e modesta, come a prediligere la voce della “common people” riportandone i gesti e restituendo l’operosa silenziosità e i luoghi della classe media, costituendo un corpus fotografico che non ha pari per ricchezza del ritratto della città canadese. Della Vancouver degli anni ’50-’60 Herzog narrerà la vita con il disincanto di un flâneur attratto da elementi apparentemente trascurabili ma deciso a comprenderne lo spirito, evitando il duro lavoro del giudizio e con la discrezione di chi è consapevole di abitare un mondo “nuovo”. La sua “street photography”, categoria che al tempo non sapeva d’esserlo, si concentra sulle “piccole cose, quelle che meglio raccontano una vita”: vetrine di barbieri, scorci di caffetterie, negozi d’oggetti e i piccoli e rituali gesti quotidiani della gente colta a passeggio o, presumiamo, mentre si avvia verso casa dopo una giornata di lavoro. Questa attenzione – che va sommata al desiderio di descrivere la vita portuale della città, quando lavorava proprio in un cantiere navale – farà guadagnare a Fred Herzog l’appellativo di fotografo della “working class”. Una scelta, frutto di una vicinanza. Il “mondo nuovo” di Herzog è sommesso, silenzioso. Le strade sono poco affollate, spesso deserte e in cui campeggiano le insegne di un consumismo inconsapevole del suo futuro; e i soggetti che vi si muovono sono chiamati a un’interazione che pare sovrastarli. Herzog non ha mai pensato a se come un artista, come un autore: si aggirava per le strade scattando con una pellicola Kodachrome poco sensibile alla luce per riversare poi le immagini in diapositive, il solo mezzo capace di superare la limitata qualità di produrre stampe. Fu solo con l’avvento delle nuove tecnologie digitali e di stampa che fu possibile appropriarsi dello spirito originale del tempo e solo nel 2007 Herzog avrà la sua prima grande mostra allestita dalla Vancouver Art Gallery. Il talento misconosciuto viene finalmente condotto dove merita, tra i grandi della “street photography”. 

Giuseppe Cicozzetti
foto Fred Herzog
http://fredherzog.com/

 

A misunderstood talent. Almost. A pioneer of color; and before this, in a world dominated by black and white, was redeemed by photographers like Leiter, Shore or Eggleston. It's Fred Herzog (September 21, 1930 – September 9, 2019). Born in Germany and moved to Canada, here he will tell a Vancouver that "lived, worked, played and changed" through vibrant and complex colors, exuberant and full of an unknown vitality in its still war-torn Stuttgart.
Herzog recounts the flow in the streets of a silent and modest life, as to prefer the voice of the "common people" reporting their gestures and returning the industrious silence and the places of the middle class, constituting a photographic corpus that has no equal for the wealth of the portrait of the Canadian city.
Of the '50s and' 60s Vancouver, Herzog will narrate life with the disenchantment of a flâneur attracted by seemingly negligible elements but determined to understand its spirit, avoiding the hard work of judgment and the discretion of those who are aware of living in a world " new". His "street photography", a category that at the time did not know it, focuses on "little things, those that best tell a life": windows of barbers, glimpses of cafes, shops of objects and the small and ritual daily gestures of people caught walking or, we assume, while going home after a day's work.
This attention - which must be added to the desire to describe the port life of the city, when working in a shipyard - will earn Fred Herzog the name of “photographer of the working class". A choice, the result of a proximity. Herzog's "new world" is subdued, silent. The streets are uncrowded, often deserted and in which stand the signs of a consumerism unaware of its future; and the subjects that move there are called to an interaction that seems to overwhelm them.
Herzog never thought of himself as an artist, as an author: he wandered the streets shooting with a light-sensitive Kodachrome film to then pour the images into slides, the only means capable of overcoming the limited quality of producing prints. It was only with the advent of new digital and printing technologies that it was possible to appropriate the original spirit of the time and only in 2007 Herzog will have its first major exhibition set up by the Vancouver Art Gallery. The unrecognized talent is finally led where it deserves, among the giants of "street photography".

 

 

 

 

Giuseppe Cicozzetti
ph. Fred Herzog
http://fredherzog.com/

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