FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Lutz DILLE (DE)
LUTZ DILLE
Quando Lutz Dille lascia la Germania ha due cose con sé, una macchina fotografica e il suo nome. E’ il 1951. Il Canada, la terra che lo accoglierà, gli assicura l’equidistanza di cui ha bisogno. Quando vi mette piede non ha un mestiere e come chi non ha un mestiere finirà per farne molti, brevi, umili fintanto che passione e talento non arrivino a portarti via e collocarti dove meriti. L’Europa, dopo aver conosciuto l’orrore nazista, è in macerie. Lui, Dille, ne ha un ricordo troppo lacerante e la Germania non è il luogo dove potere dimenticare. Scriverà: “Dopo che Hitler salì al potere tutto è cambiato: l’aria era infetta dai libri bruciati e per distruggere i negozi degli ebrei, in quella notte dell’orrore avevano scelto un bel nome, “la Notte dei Cristalli”. Ma quello che diede la misura del terrore fu quando mi resi conto che i Lewinson e gli Zollfreis non avrebbero mai fatto ritorno a casa. I miei genitori non sapevano, forse non volevano parlarne. Non erano i soli a girare lo sguardo da un’altra parte”. I suoi genitori gestiscono a Lipsia un avviato commercio di pellami e fanno buoni affari durante la guerra, i giacconi di pelle dell’azienda famigliare vestono la famigerata Gestapo. Il giovane Lutz, che non ha mai aderito al partito nazionalsocialista, risolve la crisi assecondando quanto gli detta la coscienza e nel 1940, a soli diciotto anni, decide d’averne abbastanza e parte con la bicicletta in direzione della Danimarca, dove intende rifugiarsi. Il piano fallisce. Bloccato dalla Gestapo, dirà all’ufficiale che lo interroga: “Ho il desiderio di scoprire il vasto mondo”. Fu accontentato: arruolato nella Wehrmacht e spedito a combattere sul fronte russo. Ne uscirà vivo ma cambiato per sempre, perché è nel cuore della seconda Guerra Mondiale che Lutz Dille impara a fotografare. In Canada tutto quello che gli serve è per strada, lì dove la vita celebra se stessa con l’impudenza della normalità. Sono gli anni d’oro della fotografia documentaristica ma a differenza d’altri colleghi Lutz Dille ha negli occhi la grande lezione di Walker Evans. La guerra gli ha insegnato ad avvicinarsi alle persone con compassione, non importa chi fossero né cosa facessero, ognuno di loro, alle prese con la quotidianità, interpreta una parte nella scena della vita. E poco importa se piccola o grande: basta una scintilla, un lampo negli occhi, uno sguardo o una smorfia per leggere l’umore di ognuno e avviare un racconto. Ed è questa psicologia così facilmente comprensibile la ragione per cui il lavoro di Dille ha trovato così tanta stima e successo. Nelle sue fotografie (Dille ha scattato prevalentemente in bianco e nero) c’è, e senza che questo possa essere considerato un difetto, la “celebrazione dell’ovvio” colto nel momento in cui si cui si conclama. A chi è “evaso” dall’orrore non c’è più attività umana, fosse anche un solo sospiro che non siano degni d’attenzione. E il prezzo si paga volentieri. Ecco dunque che operai, giovani nel pieno della baldanza, mature donne a passeggio divengono attori più o meno inconsapevoli nella trama ordita da Dille; una trama che sa di naturalezza e rispetto. Dille è poi ritornato in Europa. Più volte, fino a stabilirsi in Francia, dove si è spento. Lutz Dille ha combattuto una guerra e ne è uscito con l’anima immacolata, non succede proprio a chiunque.
Giuseppe Cicozzetti
foto Lutz Dille
When Lutz Dille leaves Germany he has two things with him, a camera and his name. It’s 1951. Canada, the land that will welcome him, ensures the equidistance it needs. When he sets foot he doesn't have a job and as who doesn't have a job he will end up making many, short, humble until passion and talent come to take you away and place you where you deserve. Europe, after experiencing the Nazi horror, is in ruins. He, Dille, has too lacerating a memory of it and Germany is not the place to forget. He will write: "After Hitler came to power everything changed: the air was infected with burnt books and to destroy the Jewish shops, on that night of horror they had chosen a beautiful name,"Crystals Night ". But what gave the measure of terror was when I realized that the Lewinsons and the Zollfreis would never return home. My parents didn't know, maybe they didn't want to talk about it. They weren't the only ones to look away. "His parents run an established leather trade in Leipzig and do good business during the war, the leather jackets of the family business dress the infamous Gestapo. Young Lutz, who has never joined the National Socialist Party, resolves the crisis by following what his conscience dictates and in 1940, at just eighteen years of age, decides to have enough of it and sets off on his bicycle towards Denmark, where he intends to take refuge. The plan fails. Captured by the Gestapo, he will say to the officer who questions him: "I have the desire to discover the vast world". He was satisfied: enlisted in the Wehrmacht and sent to fight on the Russian front. He will come out alive but changed forever, because it is in the heart of the World War II that Lutz Dille learns to photograph. In Canada, all he needs is on the street, where life celebrates itself with the impudence of normality. These are the golden years of documentary photography but unlike other colleagues Lutz Dille has in his eyes the great lesson of Walker Evans. The war taught him to approach people with compassion, no matter who they were or what they did, each of them, dealing with everyday life, plays a part in the scene of life. It doesn’t matter whether small or large: just a spark, a flash in the eyes, a look or a grimace to read everyone's mood and start a story. And it is this psychology so easily understood the reason why Dille's work has found so much esteem and success. In his photographs (Dille shoot mainly black and white) there is, and without this being considered a defect, the "celebration of the obvious" caught at the moment in which it is claimed. To those who are "escaped" from horror there’s no longer human activity, even if only one sigh that are not worthy of attention. And the price is willingly paid. Here, therefore, workers, young in the midst of boldness, mature women walking become actors more or less unaware of the plot hatched by Dille; a plot that tastes of naturalness and respect. Dille then returned to Europe. Several times, until he settled in France, where he died. Lutz Dille fought a war and came out with an immaculate soul, it doesn't happen to anyone.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Lutz Dille