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Paola DI BELLO (IT)
PAOLA DI BELLO
Notte e giorno. Simili a due amanti che un patto hanno fatto, sdegnosi si succedono come obbedienti al regno che viene. Ora dilaga la luce ora che irrompe e acceca, più tardi la coltre del buio oscura ogni cosa. Tenebre e luce, sfuggevoli e antinomiche presenze, due volte si incontrano nei giorni dell’uomo: la prima quando il sole sgomita per dileguare le ombre; la seconda quando, ormai pago, il sole chiude i suoi occhi. Insieme, nessuno li ha mai visti. Almeno finora. Paola Di Bello con “Rear Window” ha compiuto un piccolo miracolo visivo: ha congiunto notte e giorno, operando quella che può essere definita “una crasi temporale”. Attraverso i paesaggi urbani della serie, siamo invitati a distinguere tra il guardare e il vedere. Se guardare è un’azione fisiologica, nella quale non siamo sollecitati, vedere è un’azione intenzionale volta a comprendere: qualcosa imprigiona la nostra attenzione e noi distoglieremo lo sguardo soltanto quando avremo soddisfazione. Cosa vediamo tra i palazzi e le strade di “Rear Window” è l’affiorare del paradosso o, se preferite, del congelamento d’un tempo che non esiste. Se tutto intorno è reale, lo sono le case, lo sono le costruzioni, lo è la vita ferma delle città è invece inesistente il tempo, lo spazio naturale dell’uomo. Notte e giorno nella serie di Paola Di Bello trovano una congiunzione e disseminano tracce della loro presenza sia nell’irruzione della luce che inonda la scena sia nel presidio luminoso che impone l’oscurità. Potenza del mezzo tecnico. Potenza d’un medium che dalla sapiente ripartizione di luci e ombre ha costruito il suo linguaggio. Ma poiché tutto obbedisce a un ordine sul quale l’uomo non ha alcun potere, anche Di Bello ha dovuto rispettare il tempo, il succedersi delle ore. Ecco allora che la sovrapposizione di due esposizioni su una sola lastra e l’occhio vede quanto sarebbe impossibile vedere. E noi guardiamo con occhi che vogliono vedere e che credono in quello che vedono.
Giuseppe Cicozzetti
da “Rear Window”
foto Paola Di Bello
Night and day. Like two lovers who have made a covenant, disdainful they succeed one another as obedient to the coming kingdom. Now the light spreads now that breaks and blinds, later the blanket of darkness obscures everything. Darkness and light, elusive and antinomical presences, meet twice in the days of man: the first when the sun eludes to dispel the shadows; the second when, by now satisfied, the sun closes its eyes. Together, nobody has ever seen them. ‘Till now. Paola Di Bello performed a small visual miracle with "Rear Window": she combined night and day, operating what can be called "a temporal crisis". Through the urban landscapes of the series, we are invited to distinguish between looking and seeing. If looking is a physiological action, in which we are not solicited, seeing is an intentional action aimed at understanding: something captures our attention and we will look away only when we have satisfaction. What we see between the buildings and the streets of "Rear Window" is the emergence of the paradox or, if you prefer, of the freezing of a time that does not exist. If everything around is real, houses are, buildings are, still life in cities is instead time, the natural space of man, non-existent. Night and day in Paola Di Bello's series find a conjunction and disseminate traces of their presence both in the irruption of light that floods the scene and in the luminous garrison that imposes darkness. Power of technical means. Power of a medium that has built its language by the wise distribution of light and shadow. But since everything obeys an order over which man has no power, Di Bello too had to respect time, the succession of hours. Here then is the superposition of two exposures on one plate and the eye sees how impossible it would be to see. And we look with eyes that want to see and believe in what they see.
Giuseppe Cicozzetti
from “Rear Window”
ph. Paola Di Bello