FOTOTECA SIRACUSANA
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Paul den HOLLANDER (Olanda)
PAUL DEN HOLLANDER
Colpisce il lavoro di Paul den Hollander per la purezza delle forme che declina in una metafisica realizzata. Ma c’è un altro elemento che scorre in ogni immagine e che le riveste di una poetica dell’assoluto, di una silenziosa quanto delicata astrazione. Una sospensione spazio-temporale. Un assoluto nel quale sono catturati, come suggerisce il titolo della serie, “momenti nel tempo” (“Moments in Time”) nei quali la composizione sembra obbedire a un ordine che di casuale non ha nulla. Frammenti, dettagli, scorci tutto sembra sottostare a quell’ordine rigorista che governa la scena e in cui la disposizione arbitraria dei soggetti è allineata secondo una formula precisa, quasi il fotografo si trovasse su un palcoscenico e non in un luogo qualunque. Paul den Hollander domina le sue suggestioni, ci invita a scorgerle ma non intende sommergerci; e in questo spazio privato l’osservatore è condotto verso una dimensione a metà strada tra il reale del riconoscibile e l’irrealtà dell’impalpabile e straniante combinazione degli elementi. Ma tutto deve obbedire alle forme. Quasi ossessivamente Paul den Hollander le rincorre, tracciando un ordito che accosta l’osservatore alle sponde di una geometria delle emozioni. E senza angoli. La forma, si diceva. L’assolutismo formale, motore della ricerca di den Hollander, accelera ulteriormente nella serie “Deserts and Skies”. Qui il suprematismo di due elementi assoluti (il deserto e il cielo) è chiamato a gareggiare in un’alternanza episodica nella quale scorgere una tregua, un dialogo “scatologico” che supera, appunto, le aspettative primatiste. In “Deserts and Skies” l’uomo è assente. Vediamo talvolta una traccia della sua testimonianza attraverso un manufatto ma è escluso, come a suggellare la presenza di un habitat vivo, protagonista e senza rivali. Gli equilibri sono impareggiabili: cielo e deserto dialogano vicendevolmente come due elementi che si ritrovano all’approdo di una Terra immaginifica e silenziosa e nella cui asprezza troviamo qualcosa di perduto, di primordiale ed essenziale. Paul den Hollander è un equilibrista alchemico delle forme, un giocoliere della struttura che assembla la casualità e la rinvigorisce di nuovi significati. E credo che chiunque ami la pulizia formale delle composizioni fotografiche apprezzerà il lavoro di Paul den Hollander.
Giuseppe Cicozzetti
da “Moments in Time”; “Deserts and Skies”.
Foto Paul den Hollander
Touching the work of Paul den Hollander for the purity of the forms that declines in a metaphysical realized. But there is another element that flows in every image and that covers them with a poetics of the absolute, of a silent but delicate abstraction. A space-time suspension.
An absolute in which, as the title of the series suggests, "Moments in Time", in which the composition seems to obey an order that has nothing random. Fragments, details, glimpses all seem to be subject to that strict order that governs the scene and in which the arbitrary arrangement of the subjects is aligned according to a precise formula, almost the photographer was on a stage and not in any place.
Paul den Hollander dominates his suggestions, invites us to see them but does not intend to overwhelm us; and in this private space the observer is led towards a dimension halfway between the real of the recognizable and the unreality of the impalpable and alienating combination of the elements. But everything must obey the forms.
Almost obsessively, Paul den Hollander runs after it, drawing a warp that draws the observer to the side of a geometry of emotions. And without corners. The form, it was said. Formal absolutism, the driving force behind den Hollander's research, accelerates further in the "Deserts and Skies" series. Here the suprematism of two absolute elements (the desert and the sky) is called to compete in an episodic alternation in which to discern a truce, a "scatological" dialogue that exceeds, in fact, primatist expectations.
In "Deserts and Skies" the man is absent. We sometimes see a trace of his testimony through an artifact but it is excluded, as if to seal the presence of a living habitat, protagonist and without rivals. The balances are incomparable: sky and desert converse each other as two elements that are found at the landing of an imaginative and silent land and in whose harshness we find something lost, primordial and essential. Paul den Hollander is an alchemical balancer of forms, a juggler of the structure that assembles randomness and reinvigorates new meanings. And I believe that anyone who loves the formal cleanliness of photographic compositions will appreciate the work of Paul den Hollander.
Giuseppe Cicozzetti
from “Moments in Time”; “Deserts and Skies”.
ph. Paul den Hollander