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Nicolò DEGIORGIS (IT)
NICOLÒ DEGIORGIS
I numeri parlano chiaro. Secondo l’Istituto ISMU (Iniziative e Studi alla Multietnicità) i musulmani residenti in Italia al 1̊ gennaio 2016 sarebbero circa 1.400.000, pari al 2,35% dell’intera popolazione italiana. Il 2,35%, una percentuale modestissima ma che dai partiti sovranisti viene rilanciata – e prontamente recepita dagli elettori – come una “invasione” che condurrà alla “sostituzione etnica”. Hanno doveri i musulmani che vivono in Italia – tra cui la corresponsione dei tributi che vale qualche punto percentuale di Pil – ma non hanno diritti. La più vistosa delle negazioni, che viaggia parallelamente ad altre che si aggiungono in base ai governi territoriali (iscrizione alle liste per l’assegnazione di un alloggio popolare, l’esclusione da qualsiasi forma di welfare) è il protervo diniego delle amministrazioni alla concessione di licenze edilizie per i luoghi di culto. Presto una contraddizione che sta nell’art. 1 della Costituzione quando recita “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto (…). I partiti sovranisti – voglio essere buono e non chiamarli “razzisti” – scoraggiano come possono l’edificazione di moschee, spingendo le comunità a riunirsi in spazi dismessi, garage, palestre, negozi in una periferia dove incontreranno l’ostilità e la diffidenza dei residenti italiani. E’ l’Islam nascosto, l’Islam che non si vorrebbe vedere né tantomeno averlo qui, nel cuore di una cristianità minacciata. Con “Hidden Islam”, fortunato e premiatissimo photobook, Nicolò Degiorgis ci invita nel Nord Est di un’Italia percorsa dal vento dell’intolleranza e dove, nonostante la richiesta di manodopera sia stata colmata da gli immigrati, la propaganda anti-islamica della Lega ha attecchito maggiormente. Si prega dove si può, per strada, in ambienti riadattati che anche il cattolico più integralista noterà il contrasto di una spiritualità consumata in spazi inadeguati. Niente luoghi di culto riconosciuti (in tutta Italia le moschee ufficiali sono solo otto) e il proliferare di spazi estemporanei deve farci riflettere circa il livello della nostra democrazia. Ma non solo. “Hidden Islam” dice un’altra cosa e cioè di come invece i fedeli abbiano il desiderio di farsi vedere, di connettersi con la società, di farne parte nel rispetto delle proprie specificità culturali, aspirazioni più che legittime e che condurrebbero a una più veloce e auspicabile integrazione. Ma qualcosa non torna. E sta dentro una politica isterica. Se infatti da un lato, e subito dopo un luttuoso attentato, alle comunità islamiche è richiesta una maggiore trasparenza (riti in Italiano, un registro degli Imam, una maggiore connessione tra le associazioni islamiche), un primo passo delle Istituzioni dovrebbe andare verso la legalità, l’uscita allo scoperto da una clandestinità attraverso il riconoscimento del diritto al culto. Invece no. Se con una mano lo Stato offre con l’altra ritira. E infatti preferisce, come vediamo, l’esistenza di luoghi estemporanei nei quali, come si sussurra (spesso si afferma, molto più spesso si grida) siano luoghi dove la Jihad alligna e prospera. Un altro Islam dunque è possibile. Anzi esiste già, ma noi non vogliamo vederlo né saperne. In apertura dell’articolo ha dichiarato di faticare a chiamare “razzista” un partito come la Lega. Rompo gli indugi e lo faccio ora. Ora che ho letto che nel “contratto di governo” esiste una proposta di legge che comporterebbe sgravi fiscali per l’iscrizione agli asili per i figli degli Italiani, agevolazione da cui saranno esclusi i figli degli immigrati. Un provvedimento di cui tutti, a partire da chi lo ha proposto e scritto, dovremmo vergognarci.
Giuseppe Cicozzetti.
da “Hidden Islam”
foto Nicolò Degiorgis
Numbers speak clearly. According to the ISMU Institute (Initiatives and Studies for Multiethnicity), Muslims residing in Italy on January 1 2016 would be about 1,400,000, equal to 2.35% of the entire Italian population. 2.35%, a very modest percentage but which is re-launched by the sovereign parties - and readily accepted by the voters - as an "invasion" that will lead to "ethnic substitution".
The Muslims who live in Italy have duties - including the payment of taxes which is worth a few percentage points of GDP - but have no rights. The most conspicuous of the negatives, which travels in parallel with others that are added on the basis of territorial governments (registration on the lists for the assignment of housing, exclusion from any form of welfare) is the protectable refusal of the administrations to grant building permits for places of worship. Soon a contradiction that lies in the art. 1 of the Constitution when it states "everyone has the right to freely profess their religious faith in any form, individual or associated, to make propaganda and to exercise it in private or public worship (...).
The supremacist parties - I want to be good and not call them "racist" - discourage the building of mosques as they can, pushing the communities to gather in disused spaces, garages, gyms, shops in a suburb where they will meet the hostility and distrust of the residents Italian. It is hidden Islam, Islam that you would not want to see nor have you here, in the heart of a threatened Christianity.
With "Hidden Islam", a lucky and very rewarding photobook, Nicolò Degiorgis invites us in the North-East of an Italy crossed by the wind of intolerance and where, despite the labor demand was filled by the immigrants, the anti-Islamic propaganda of the League he took root more. We pray where we can, in the street, in rehabilitated environments that even the most fundamentalist Catholic will notice the contrast of a spirituality consumed in inadequate spaces.
No recognized places of worship (in Italy there are only eight official mosques) and the proliferation of impromptu spaces should make us reflect on the level of our democracy. But not only. "Hidden Islam" says another thing and that is how instead the faithful have the desire to be seen, to connect with society, to be part of it in respect of their cultural specificities, more than legitimate aspirations and that would lead to a faster and desirable integration. But something doesn’t sounds good.
And it's inside a hysterical policy. If, on the one hand, and immediately after a mournful attack, the Islamic communities are required greater transparency (rites in Italian, a register of the Imams, a greater connection between the Islamic associations), a first step of the institutions should go towards the legality, the exit in the open by a clandestinity through the recognition of the right to worship. But no.
If with one hand the State offers with the other withdraws. And in fact, he prefers, as we see, the existence of extemporaneous places in which, as we whisper (it is often said, much more often we cry out), they are places where the Jihad is alluring and prosperous. Therefore, another Islam is possible. Indeed it already exists, but we do not want to see it or know it. At the beginning of the article he said he was struggling to call a party such as the League "racist". I stop hesitating and I do it now.
Now that I have read that in the "government contract" there is a bill that would entail tax relief for enrollment in kindergartens for the children of Italians, a facility from which the children of immigrants will be excluded. A provision that everyone, starting from those who proposed and wrote, we should be ashamed.
Giuseppe Cicozzetti.
from “Hidden Islam”
ph. Nicolò Degiorgis