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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Gabriele CORNI                                                                       (Italia) 

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GABRIELE CORNI

“Stamani mi sono disteso / in un’urna d’acqua / e come una reliquia / ho riposato”. Così Giuseppe Ungaretti, in “I fiumi”, immagina l’abbraccio sacrale dell’acqua: un abbraccio sensuale, ancestrale, che avvolge senza stringere. L’acqua è un elemento fortemente simbolico, non c’è cultura che non sia attraversata dalla sua forza evocativa e che non abbia proiettato fino ai nostri giorni la sua potente metafora di vita poiché è l’elemento che più si avvicina all’uomo: la sua fluida scorrevolezza somiglia al fluire dei giorni: la storia dell’uomo non prescinde dall’acqua cui ha depositato i sensi del suo inconscio. Il fotografo Gabriele Corni con “Apnea” ha voluto realizzare una serie la cui ricerca suona come un ritorno alle origini. Le figure ci appaiono immerse dentro un amnio primitivo, originario e da cui solo i volti emergono a malapena da un’acqua lattiginosa e densa. Ritrattistica “amniotica”. Ma c’è dell’altro. C’è molta psicanalisi. C’è infatti, una volta risolto il nodo estetico, la “forma” cioè del linguaggio – su cui torneremo – come un invito all’esplorazione del misterioso, fitto e antichissimo rapporto che lega l’uomo e l’acqua. “Apnea” è un lavoro saldamente concettuale, che incastra la sua complessità in una ritrattistica a cui è affidato il compito di svelare equilibri e sensazioni svincolati dall’oggettività dell’osservazione per lasciare che ognuno di noi, al cospetto delle immagini possa stabilire un personale rapporto di relazione. L’acqua, si è detto, “abbraccia senza stringere” e in questa morsa benevolente ritroviamo quella leggerezza non soltanto fisica cui è obbligata un’imprescindibile corporeità. Tutto è lieve in acqua: lo è lo spirito, lo è il peso. E in questa rimodulazione di equilibri trova spazio l’affiorare di sensazioni tenute strettamente sotto controllo dalla coscienza. E ogni sensazione aggalla: ora è lucida ora è inquietante, ora è placida e avvolgente ora agita. Sensazioni fluide e inafferrabili, proprio come l’acqua. La metafora previene al suo obiettivo. Il linguaggio. “Apnea” declina il suo nel territorio di confine tra una ritrattistica metafisica, nello spazio cioè delle profonde allusioni concettuali, e il chiuso di una rappresentazione tradizionale aperta però agli stimoli di una sperimentazione cui gli stessi soggetti si prestano con slancio. Scatti azimutali, stretti sul volto, indagatori: un’acqua lattiginosa, amniotica e, da quello che vediamo, proprietaria di una sua materia, lambisce corpi simili a isole affioranti dal mare dei nostri turbamenti. Gabriele Corni ci trasporta al limitare di mondi contrapposti, al confine tra la realtà del visibile e l’irrealtà delle visioni, in quell’interregno contraddittorio dove forte è la commistione di esperienze. “Apnea” è un bagno sensoriale, un’immersione nel profondo che intende affiorare, un lavoro intenso iniziato qualche anno fa e ancora in sviluppo. La ricerca, quando lo è, non termina mai; e pertanto queste fotografie vanno lette seguendo il consiglio del poeta, distendendo il pensiero per lasciarsi attraversare da una complice, umida sensazione primitiva e nuova, ancestrale. Come l’immemore relazione che l’uomo intrattiene con l’acqua.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Apnea”

 

foto Gabriele Corni  

 

https://www.gabrielecorni.com/

 

"This morning I lay down / in a water urn / and like a relic / I rested". So Giuseppe Ungaretti, in "The rivers", imagines the sacred embrace of water: a sensual, ancestral embrace that wraps without tightening. Water is a strongly symbolic element, there is no culture that is not traversed by its evocative power and that has not projected its powerful metaphor of life up to the present day, since it is the element that comes closest to man: its fluid smoothness resembles the flow of the days: the history of man does not prescind from the water to which he has deposited the senses of its unconscious.

The photographer Gabriele Corni with "Apnea" wanted to create a series whose research sounds like a return to the origins. The figures appear to us immersed in a primitive, original amnio from which only the faces barely emerge from a milky and dense water. "Amniotic" portraiture. But there is something else. There is a lot of psychoanalysis. In fact, once the aesthetic node has been resolved, the "form" of language - on which we will return - as an invitation to explore the mysterious, dense and ancient relationship that binds man and water.

"Apnea" is a firmly conceptual work, which fits its complexity into a portraiture entrusted with the task of unveiling equilibriums and sensations freed from the objectivity of observation to let each of us, in the presence of images, establish a personal relationship report. Water, it has been said, "embraces without clenching" and in this benevolent grip we find that lightness that is not only physical, to which an unavoidable corporeity is obliged.

Everything is light in water: the spirit is, the weight is. And in this remodeling of equilibriums, the emergence of sensations held tightly under control by the conscience finds space. And every feeling adjusts: now it is lucid now it is disturbing, now it is placid and enveloping now agitates. Fluid and elusive sensations, just like water. The metaphor prevents its goal. The language.

"Apnea" declines its territory in the boundary between a metaphysical portraiture, in the space of profound conceptual allusions, and the closure of a traditional representation open to the stimuli of experimentation to which the subjects themselves lend themselves with enthusiasm. Azimuthal shots, close to the face, investigators: a milky, amniotic water and, from what we see, owner of one of its materials, laps bodies similar to islands emerging from the sea of our disturbances.

Gabriele Corni transports us to the limit of opposing worlds, on the border between the reality of the visible and the unreality of the visions, in that contradictory interregnum where the mixture of experiences is strong. "Apnea" is a sensorial bath, an immersion in the deep that intends to surface, an intense work started a few years ago and still in development. Research, when it is, never ends; and therefore these photographs should be read following the advice of the poet, relaxing the thought to let himself be traversed by an accomplice, humid primitive and new, ancestral feeling. Like the immemorial relationship that man entertains with water.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “Apnea”

 

ph. Gabriele Corni  

 

https://www.gabrielecorni.com/

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