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Francesco CITO (IT)
FRANCESCO CITO
Oggi una sola fotografia. Una. Di Francesco Cito. Una fotografia che da sola riassume l’insensatezza di una guerra voluta dalla coalizione mondiale contro l’Iraq. Prima però c’è un antefatto. Inquietante. Il direttore di un importante settimanale italiano riceve un documento riservato. Si parla di un non meglio specificato traffico di uranio in Nigeria e la cui destinazione finale sarebbe l’Iraq. Normalmente, almeno questo impone la professionalità di un giornalista, qualsiasi notizia in transito dalle redazioni, va verificata. Questa invece è presa per affidabile. Prima anomalia.
Il documento, dal momento che vi sono contenuti sviluppi allarmanti, andrebbe consegnato alle Autorità. Non succede, e il documento viene smistato direttamente all’Ambasciata americana di Roma. Seconda anomalia. Il direttore intanto chiede a Francesco Cito di recarsi in Nigeria a raccogliere immagini circa il presunto traffico d’uranio. Cito è dubbioso. Si reca in Nigeria ma d’uranio non c’è traccia e nessuno ne sa nulla.
Il “casus belli” è però innescato. Quel documento, giunto nelle mani del direttore e consegnato all’Ambasciata, è la prova di quanto temuto: Saddam Hussein sta preparando l’atomica. Questo è quanto sostenevano George W. Bush e Tony Blair e quel documento ne era la prova. La giustificazione per muovere guerra all’Iraq è pronta. La cautela degli alleati suggerirà l’invio in Iraq di una commissione il cui scopo è stanare i presunti depositi di uranio. Niente. Nella relazione finale si leggerà che di uranio in Iraq non c’è nemmeno l’ombra. Basterebbe questo a fare dietro front, invece la machina della guerra procede. Nel marzo del 2003 Stati Uniti e Gran Bretagna iniziano a bombardare Baghdad. Poco tempo dopo l’Iraq diventerà una landa desolata terreno di scorribande tribali e terreno di coltura di ogni estremismo.
Cito è in Iraq. E fotografa orrori. Ma una sola fotografia, quella che vedete, descrive meglio d’ogni altra il vero obiettivo della guerra. Un marine è sprofondato sul divano (di dubbiosissimo gusto) di un palazzo di una qualche autorità. Probabilmente fino a pochi mesi prima, lo stesso soldato non supponeva nemmeno l’esistenza di uno Stato di nome Iraq, forse nemmeno sapeva dell’esistenza di una fetta di mondo chiamata Medio Oriente. Ma ora è lì, col fare irrispettoso del vincitore. Tiene un mitra, ben ritto. E’ il nuovo “padrone di casa”.
Alle spalle, ma lui non sembra farci caso, i ritratti di notabili arabi nulla possono contro la villania del più forte. Più tardi il nuovo “padrone di casa” sloggerà. Del destino del Paese che ha messo a ferro e fuoco, dei suoi uomini, delle donne, dei suoi bambini non gli interesserà. Questa è la guerra. Ancora più tardi, non sarebbe mancato molto, molti di quegli uomini ci presenteranno il conto, a piccole rate. Ovunque. A suon di attentati.
La seconda guerra in Iraq ha prodotto centinaia di migliaia di vittime. Non lo meritavano. Sono morti in seguito alle menzogne. E le menzogne sono di due capi di governo ora usciti di scena, ma che avrebbero meritato di essere processati per genocidio, mentre a un grande fotoreporter basta una sola fotografia per raccontare per intero la vicenda della guerra del Golfo.
Giuseppe Cicozzetti
foto Francesco Cito
Today only one photograph. One. By Francesco Cito. A photograph that alone summarizes the senselessness of a war wanted by the world coalition against Iraq. But first there is a background. Disturbing. The director of an important Italian weekly receives a confidential document. Rumors spread of unspecified uranium trafficking in Nigeria and whose final destination would be Iraq. Normally, at least this requires the professionalism of a journalist, any news in transit from the editorial offices, must be verified. This however is taken for reliable. First anomaly. The document, since there are alarming developments, should be handed over to the authorities. It does not happen, and the document is sorted directly to the American Embassy in Rome. Second anomaly. Meanwhile, the director asks Francesco Cito to go to Nigeria to collect images about the alleged uranium traffic. I quote is doubtful. He travels to Nigeria but there’s no trace of uranium and nobody knows anything about it. The "casus belli" is however triggered. That document, which has come into the hands of the director and delivered to the Embassy, is proof of what has been feared: Saddam Hussein is preparing the atomic bomb. This is what George W. Bush and Tony Blair claimed and that document was proof of this. The justification for waging war on Iraq is ready. The allies' caution will suggest sending a commission to Iraq whose purpose is to flush out the alleged uranium deposits. Nothing. In the final report it will be read that there is not even a shadow of uranium in Iraq. This would be enough to make a front, instead the machine of the war proceeds. In March 2003 the United States and Great Britain begin bombing Baghdad. Shortly thereafter, Iraq will become a desolate wasteland of tribal raids and the breeding ground of all extremism. Cito is in Iraq. And photograph horrors. But one photograph, the one you see, describes better than any other the true objective of the war. A marine has sunk on the sofa (of very dubious taste) of a building of some authority. Probably until a few months earlier, the same soldier did not even suppose the existence of a state called Iraq, perhaps he did not even know of the existence of a slice of the world called the Middle East. But now he is there, with the disrespect of the winner. He holds a submachine gun, well upright. He’s the new "landlord". Behind him, but he does not seem to notice, the portraits of Arab notables can do nothing against the villain of the strongest. Later the new "landlord" will move out. He will not be interested in the fate of the country he has set on fire, men, women and children. This is war. Still later, it would not be long, many of those men will present the bill to us in small installments. Everywhere. With terrorist attacks.
The Second Iraq War resulted in hundreds of thousands of casualties. They didn't deserve it. They died as a result of lies. And the lies are of two heads of government now out of the scene, but who would have deserved to be tried for genocide, while a great photojournalist needs only one photograph to fully tell the story of the Gulf War.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Francesco Cito