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Elena CHERNYSHOVA (Russia)
ELENA CHERNYSHOVA
L’anziana signora dallo sguardo malinconico è Anna Vasilievna Bigus. I suoi occhi sembrano osservare un punto lontano, precluso a noi, nel quale vede i suoi ricordi chiamarsi a raccolta. Tra le mani ha la fotografia d’un suo ritratto da giovane, che ostenta come uno specchio incurante del tempo. Anna Vasilievna Bigus vive “nel bel mezzo di un deserto di neve”, a Norilsk, in Siberia. Non vi è nata. Anna Vasilievna Bigus è nata in Ucraina e la fortuna d’essere sopravvissuta all’occupazione tedesca durante la seconda Guerra Mondiale, agli occhi dei Sovietici è una colpa; una colpa da punire con la deportazione in un gulag, “per meritare”, come si diceva, “il perdono del popolo sovietico”; aveva solo diciannove anni. Norilsk è un gulag diventato città. La fotografa Elena Chernyshova si è recata a Norilsk, una città durissima (la temperatura media annua e di -16 °C) dove la burocrazia scoraggia le visite e che si ragginge navigando l’Enisej, d’estate, o in aereo. Il perché di queste restrizioni sta nel sottosuolo. Norilsk infatti, e solo negli ultimi dieci anni, ha fornito metalli preziosi per oltre sette milioni di tonnellate che una volta lavorati sono immessi nel mercato occidentale. Norilsk non è troppo lontana da noi. Anzi, è più vicina di quanto possiamo immaginare. Se, ad esempio, le sanzioni contro la Russia avessero colpito i metalli estratti dalle industrie la stragrande maggioranza degli oggetti che utilizziamo tutti i giorni sarebbero scomparsi. La vita di cellulari, computer, tablet inizia a Norilsk, che intanto è diventata la settima città più inquinata al mondo e la seconda della Russia. La Norilsk che ci mostra Elena Chernyshova si articola in una descrizione che, come si conviene a un buon reportage, non intende tralasciare nulla. Vediamo il classico rigore del costruttivismo socialista delle costruzioni fare da sfondo alla vita quotidiana di una comunità impegnata a sopravvivere e i cui abitanti sono occupati nell’industria mineraria nella misura del 60%. I loro giorni, come recita il titolo della serie “Days of Night – Nights of Days”, sono fatti di buio quasi, letteralmente dal momento che le notti polari tingono le ore d’oscurità. Ed è in questa “penombra geografica”, nella distanza dal resto della Russia che affiora la sensazione della dimenticanza da combattere come si può. Le scene che vediamo, dai bagnanti con sfondo di ciminiere, l’attesa di un automezzo pubblico nella furia del gelo, i minatori sul montacarico, raccontano d’una vita che lotta per somigliare a se stessa, mentre su tutto incombe l’inquinamento atmosferico, il prezzo da pagare al profitto. Gli oltre due miliardi di tonnellate di minerali – tanto è stato stimato giace nel sottosuolo di Norilsk – val bene qualunque sacrificio. Qui Anna Vasilievna Bigus ha vissuto i suoi giorni, lontana da tutto. Lontana anche dal suo stesso destino, che qualcuno ha rubato per condurlo qui, nella fredda steppa siberiana. E lei si è adattata, a dispetto di tutto. Come un fiore che ama la vita.
Giuseppe Cicozzetti
da “Days of Night – Nights of Days”
foto Elena Chernyshova
The old lady with a melancholy look is Anna Vasilievna Bigus. Her eyes seem to observe a distant point, precluded to us, in which he sees his memories call to harvest. In her hands she has a photograph of her portrait as a young woman, who flaunts like a careless mirror of time. Anna Vasilievna Bigus lives "in the middle of a snow desert", in Norilsk, Siberia.
She wasn’t born there. Anna Vasilievna Bigus was born in Ukraine and the luck of having survived the German occupation during the Second World War is a fault in the eyes of the Soviets; a sin to be punished with deportation to a gulag, "to merit", as they said, "the forgiveness of the Soviet people"; she was only nineteen. Norilsk is a gulag that has become a city.
Photographer Elena Chernyshova went to Norilsk, a very hard city (the average annual temperature is -16 ° C) where the bureaucracy discourages visits and that is reached by sailing the Enisej, in summer, or by plane. The reason for these restrictions lies underground. Norilsk in fact, and only in the last ten years, has supplied precious metals for over seven million tons which, once processed, are placed on the western market.
Norilsk is not too far from us. Indeed, it is closer than we can imagine. If, for example, sanctions against Russia hit the metals extracted from the industries the vast majority of the objects we use every day would have disappeared. The life of mobile phones, computers, tablets begins in Norilsk, which has meanwhile become the seventh most polluted city in the world and the second in Russia. The Norilsk that shows us Elena Chernyshova is articulated in a description that, as befits a good report, doesn’t intend to omit anything.
We see the classic rigor of socialist construction constructivism as a backdrop to the daily life of a community committed to surviving and whose inhabitants are employed in the mining industry to the extent of 60%. Their days, as the title of the "Days of Night - Nights of Days" series says, are made of darkness almost, literally since the polar nights paint the hours of darkness.
And it is in this "geographical penumbra", in the distance from the rest of Russia that the sensation of forgetfulness to be fought as it can be surfaced. The scenes that we see, from the swimmers with the background of chimneys, the standing by a public vehicle in the fury of the frost, the miners on the load-lift, tell of a life that struggles to resemble itself, while atmospheric pollution hangs over everything, the price to pay at the profit.
The more than two billion tons of minerals - so much has been estimated lying in the underground of Norilsk - is worth any sacrifice. Here Anna Vasilievna Bigus lived her days, far from everything. Also far from her own destiny, which someone stole to lead her here, to the cold Siberian steppe. And she has adapted, in spite of everything. Like a flower that loves life.
Giuseppe Cicozzetti
from “Days of Night – Nights of Days”
ph. Elena Chernyshova