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Bruno CATTANI (Italia)
BRUNO CATTANI
Osservando il lavoro “L’arte dei luoghi” del fotografo Bruno Cattani, siamo chiamati a distinguere la nozione di ‘luogo’ da altri termini ad esso apparentati: paesaggio, territorio, ambiente di fronte alla portata del lemma ‘luogo’ appaiono come pallidissimi sinonimi. Luogo è lo spazio dove l’uomo riconosce se stesso, uno spazio carico di memoria, coerente, che risuona di emozioni composte dalla miriade di intersezioni di rapporti intimi o sociali nei quali l’eco delle antiche relazioni parlano la lingua di un presente ancora vivo: luogo dunque è lo spazio nel quale l’uomo vive le sovrapposizioni di influenze con le quali è invitato a confrontarsi. Nulla dunque è estraneo all’uomo nei suoi luoghi e l’arte è certamente un elemento fortemente identitario.
Bruno Cattani segnala come l’arte ci inondi; e non c’è luogo che appaia così straniero se siamo circondati dalla bellezza. Statue, manufatti, monumenti, chiese tutto ci viene consegnato in forma di eredità, quale patrimonio da custodire e salvaguardare perché a fruirne siano le generazioni future, nella dinamica di una co-presenza tra passato e futuro affinché “stare al mondo” completi l’esperienza umana dell’esser-ci.
I “luoghi” di Cattani sono luoghi di una bellezza misteriosa, spesso nebulosa che ridefiniscono la natura stessa dell’arte. Nelle sue fotografie è l’arte a farsi luogo come medium dell’interazione tra testimonianza e fruizione e allo stesso tempo capace di imporsi come “nuovo” a ogni osservazione.
E qui Cattani accetta una sfida, terribile e grandiosa: riprodurre l’arte facendo arte. Le sue immagini non sono una testimonianza notarile del patrimonio artistico italiano, tedesco o egiziano; per quello esistono le immagini oleografiche delle guide da viaggio, nelle quali l’accento è posto nell’esaltazione di un’opera. Cattani è distante mille miglia da questa intenzione – tant’è che crediamo non l’abbia mai presa in considerazione – e infatti punta a sollecitare un’intima suggestione, a un ulteriore e più profondo senso di “vicinanza” a più voci, a stimolare un dialogo cioè tra l’opera d’arte, i soggetti umani rappresentati e l’osservatore. E in questo “triangolo” non possiamo che vedervi la vittoria di un magnetismo che induce ognuno a soffermarsi e a guardare più con la mente che con gli occhi. E tra visioni in filigrana, tra esposizioni in forte contrasto, tra trasparenze eteree si coglie una sinfonia molto ben amalgamata e dunque coerente.
Si potrebbe affermare che in questo caso, in “L’arte dei luoghi”, la fotografia vinca sull’arte – ammesso che tra le due discipline ci sia così tanta acrimonia da suscitare una guerra –, ribaltando a suo vantaggio il primato dell’attenzione, la supremazia della rappresentazione sull’opera d’arte.
Ma poiché chiunque ami il “bello” non si sofferma a decidere con chi parteggiare, ecco che noi vediamo nel lavoro di Cattani una voce, una buonissima voce, che si aggiunge gradita nel consesso di quanti amano l’arte.
Giuseppe Cicozzetti
da “L’arte dei luoghi”
foto Bruno Cattani
Observing the work "The art of places" by photographer Bruno Cattani, we are called to distinguish the notion of 'place' from other terms related to it: landscape, territory, environment in front of the scope of the word 'place' appear as very pale synonyms.
Place is the space where man recognizes himself, a space full of memory, coherent, that resounds with emotions composed of the myriad intersections of intimate or social relationships in which the echo of ancient relationships speak the language of a present still alive: place is therefore the space in which man lives the overlapping influences with which he is invited to confront himself.
Nothing therefore is foreign to man in his places and art is certainly a strongly identifying element.
Bruno Cattani indicates how art floods us; and there’s no place that appears so foreign if we are surrounded by beauty. Statues, artifacts, monuments, churches, everything is delivered in the form of inheritance, as a heritage to be safeguarded and safeguarded so that future generations can enjoy it, in the dynamics of a co-presence between past and future so that "being in the world" completes the human experience of being-there.
The "places" of Cattani are places of mysterious beauty, often nebulous that redefine the very nature of art. In his photographs art is the medium of the interaction between testimony and fruition and at the same time capable of imposing itself as "new" to every observation.
And here Cattani accepts a challenge, so terrible and great: reproduce art by making art. His images aren’t a notary testimony of the Italian, German or Egyptian artistic heritage; for this there are the oleographic images of the travel guides, in which the accent is placed in the exaltation of a work.
Cattani is a thousand miles away from this intention - so that we believe he never took it into consideration - and in fact aims to solicit an intimate suggestion, to a further and deeper sense of "closeness" to more voices, to stimulate a dialogue that is between the work of art, the human subjects represented and the observer.
And in this "triangle" we can only see the victory of a magnetism that induces everyone to stop and look more with the mind than with the eyes. And between visions in filigree, between exposures in strong contrast, between ethereal transparencies, we find a symphony very well blended and therefore coherent.
It could be argued that in this case, in "The art of places", photography wins over art - assuming there is so much acrimony between the two disciplines to arouse war -, reversing the primacy of attention to its advantage. , the supremacy of representation on the work of art.
But since anyone who loves the "beautiful" does not stop to decide who to go with, here we see in Cattani's work a voice, a very good voice, which is added in the assembly of those who love art.
Giuseppe Cicozzetti
da “The art of places”
foto Bruno Cattani