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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Harry CALLAHAN  (Detroit 1912 – Atlanta 1999)                                (USA) 

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HARRY CALLAHAN

Un buon maestro è chi ha buoni allievi. E László Moholy-Magy prima e Ansel Adams più tardi, possono vantare di averne avuto buonissimi. Tra gli altri (penso a Minor White nel caso di Adams), sicuramente c’è Harry Callahan (Detroit, ottobre 1912 – Atlanta, marzo 1999). Ma cosa hanno insegnato a Harry Callahan il maestro della “wilderness” americana e il profeta ungherese della fotografia modernista? Che la fotografia deve essere una forte, pulita, estremamente dettagliata del mondo esterno all’interno di una gamma tonale continua, perché fotografare cose semplici come la vita intorno a noi è altrettanto valido come la creazione di immagini spettacolari; e soprattutto sprigionare il flusso della personalità per lasciarla convergere nell’alveo della creatività. In altre parole: stile e coraggio, purismo e sperimentazione che emergono potenti nella diversità degli scatti che osserviamo. Nelle sovraffollate immagini di una “streetphotography” che non ha ancora consapevolezza di sé, nelle immagini dove bruscamente si interrompe il brulicare per pochi soggetti al limite minimale o nei ritratti dell’amatissima Eleanor cogliamo appunto un “modus” eccentrico ma sempre vincolato ai cardini di una ricerca stilistica efficacissima. La Detroit di Callahan si snoda nelle felici sovrapposizioni o nei riflessi cercati ad arte che moltiplicano l’umanità sulle strade o le automobili, in una direzione che non dimentica la ricerca stilistica. Non meno efficaci sono le rarefazioni. Qui si impone una sospensione appena accennata da un mormorio che prelude alla muta e suggestiva intimità delle immagini della moglie – sempre il solo e unico soggetto. Di Eleanor disponiamo molte fotografie ma un solo ritratto (si dice che non fossero il suo forte). Forse è per questo che di Eleanor disponiamo un solo struggente ritratto, un’immagine di rara delicatezza che svela in chi guarda un amore durato una vita. Nel resto delle immagini Eleanor è distante, quasi avesse chiesto – e subito accontentata dal premurosissimo marito – di essere protetta, preservata da occhi estranei e, forse, lasciare in noi un gradevole alone di mistero. Eccola dunque in controluce sulla acque di un lago, o in chiaro dove è appena un puntino lontano; o altrimenti – nelle arditezze dello svelamento della intimità – su un letto, dove però non c’è traccia di eros, quanto una naturalezza giocosa e composta. Bellissima infine è l’immagine di Eleanor di spalle, che a noi ricorda la sintesi tra le due influenze di Callahan: è nuda, seduta su uno sgabello (non sarà la sola volta) e posta al centro della camera. Le sue braccia, frutto della tecnica fotografica di cui si è impadronito il marito, sembrano mulinare veloci alla ricerca di qualcosa da afferrare o mentre si producono in una lontanissima ed esotica danza rituale.

Abbiamo detto all’inizio che un buon maestro è chi ha buoni allievi ma è altrettanto vero – forse di più – che un buon maestro è chi produce altri maestri. Harry Callahan lo è. La lezione è stata impartita e assimilata.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

foto Harry Callahan

 

 

A good teacher is one who has good students. And László Moholy-Magy first and Ansel Adams later, can boast of having had very good. Among others (I think of Minor White in the case of Adams), surely there is Harry Callahan (Detroit, October 1912 - Atlanta, March 1999). But what did Harry Callahan teach the teacher of the American "wilderness" and the Hungarian prophet of modernist photography?

That photography must be a strong, clean, extremely detailed image of the outside world within a continuous tonal range, because photographing simple things like life around us is just as valid as creating spectacular images; and above all to unleash the flow of personality to allow it to converge in the flow of creativity. In other words: style and courage, purism and experimentation that emerge powerful in the diversity of the shots that we observe.

In the overcrowded images of a "streetphotography" that doesn’t yet have awareness of itself, in the images where abruptly interrupts the swarming for a few subjects to the minimal limit or in portraits of the beloved Eleanor we grasp an eccentric "modus" but always bound to the hinges of a very effective stylistic research. The Detroit of Callahan unfolds in the happy overlaps or reflexes sought for art that multiply humanity on the streets or cars, in a direction that does not forget the stylistic research.

Rarefactions are no less effective. Here a suspension just mentioned by a murmur is imposed, which is a prelude to the silent and suggestive intimacy of the images of his wife - always the one and only subject. We have many photographs of Eleanor but only one portrait (it’s said that they were not his best). Perhaps this is why we have only a poignant portrait of Eleanor, an image of rare delicacy that reveals in love a lifelong love.

In the rest of the images Eleanor is distant, as if she had asked - and immediately pleased by her most caring husband - to be protected, preserved by alien eyes and, perhaps, leave us with a pleasant halo of mystery. Here it is therefore against the light on the waters of a lake, or in clear where it is just a distant dot; or else - in the boldness of the unveiling of intimacy - on a bed, where however there is no trace of eros, but a playful and composed naturalness.

Finally beautiful is the image of Eleanor shoulders, which reminds us of the synthesis between the two influences of Callahan: she is naked, sitting on a stool (it will not be the only time) and placed at the center of the room. Her arms, the fruit of her husband's photographic technique, seem to be swirling fast in search of something to grasp or while they are being produced in a faraway and exotic ritual dance.

We said at the beginning that a good teacher is one who has good students but it is equally true - perhaps more - that a good teacher is who produces other masters. Harry Callahan is. The lesson was imparted and assimilated.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

ph. Harry Callahan

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