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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Edward BURTYNSKY                                                     (Canada)

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EDWARD BURTYNSKY

Poiché l’uomo pensa di dettare legge sulla terra crede per questo disporne a piacimento, come meglio vuole: insieme alla folle corsa verso uno sviluppo economico in conflitto con il progresso l’uomo ha inventato la sua distruzione. Nel 2000 il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, utilizza questo termine per definire l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre, inteso come l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche in cui si evolve la vita, è fortemente condizionato a scala locale sia globale dagli effetti dell’azione umana. Crutzen inoltre, consapevole che l’Antropocene non è un periodo accolto nella scala cronostratigrafica, lo fa coincidere con l’intervallo di tempo che arriva al presente a partire dalla rivoluzione industriale del 18̊secolo. Visto dall’alto, nelle fotografie di Edward Burtysky, il mondo ci appare in pericolo; e noi con esso. Gli equilibri sono rotti. Dal 18̊ secolo l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi è progressivamente aumentato anche a causa dell’aumento di 10 volte della popolazione mondiale, traducendosi in pesanti alterazioni degli equilibri naturali. La continua scomparsa delle foreste tropicali e la conseguente riduzione della biodiversità, l’occupazione di circa il 50% delle terre emerse, il sovrasfruttamento delle acque dolci e delle risorse ittiche, l’uso incontrollato di azoto nel fertilizzante agricolo, l’estrazione mineraria, i rifiuti e l’immissione nell’atmosfera di ingenti quantità di gas serra sono i maggiori responsabili di un lento, progressivo, inarrestabile declino del pianeta. Il lungo lavoro di Burtynsky condensa in “Anthropocene” le fila di una ricerca trentennale sullo stato del pianeta, il cui obiettivo è mostrare e denunciare la sua progressiva distruzione. Le immagini sono insieme terribili e, in un certo senso affascinanti, questo perché Burtynsky abbina alla denuncia tutta la sua capacità autoriale. Le fotografie di “Anthropocene” ci scuotono e ci chiamano a una responsabilità: moderare i consumi, altrimenti siamo destinati all’estinzione. Noi siamo la specie che più di tutte ha lasciato un segno indelebile sulla Terra: noi abbiamo inventato la nostra distruzione.

Giuseppe Cicozzetti

da “Anthropocene”

foto Edward Burtynsky

Man thinks 'cause he rules the earth he can do with it as he please, as he wishes; so with the mad rush towards economic development in conflict with progress, man has invented his distruction.

In 2000 the Nobel Prize winner for chemistry Paul Crutzen, uses this term to define the geological era in which the Earth's environment, understood as the set of physical, chemical and biological characteristics in which life evolves, is strongly conditioned to local scale is global from the effects of human action.

Crutzen also, aware that the Anthropocene is not a period accepted in the chronostratigraphic scale, he does coincide with the time interval that arrives at the present starting from the industrial revolution of the 18th century. Seen from above, in the photographs of Edward Burtysky, the world appears to us in danger; and us with it.

The balances are broken. Since the 18th century, the impact of man on ecosystems has gradually increased, also due to the 10-fold increase in the world population, resulting in heavy alterations in the natural balance. The continued disappearance of tropical forests and the consequent reduction of biodiversity, the occupation of about 50% of the land, the over-exploitation of fresh water and fish resources, the uncontrolled use of nitrogen in the agricultural fertilizer, mining, waste and the release of large quantities of greenhouse gases into the atmosphere are the main causes of a slow, progressive, unstoppable decline of the planet.

The long work of Burtynsky condenses in "Anthropocene" the ranks of a thirty year research on the state of the planet, whose goal is to show and denounce its progressive destruction. The images are both terrible and, in a certain sense fascinating, this because Burtynsky combines all his authorial abilities with the denunciation. The photographs of "Anthropocene" shake us and call us to a responsibility: to moderate consumption, otherwise we are destined to extinction. We are the species that most of all left an indelible mark on the Earth: we have invented our destruction.

Giuseppe Cicozzetti

from “Anthropocene”

ph. Edward Burtynsky

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