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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Kelli  CONNELL                                                                           (USA) 

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KELLI CONNELL

 

Una smisurata intimità. Quanto ci scuote dalle immagini domestiche di Kelli Connell è il lento e stabile fluire di un’intimità che solo un rapporto affettivo profondo sa stabilire. Ed è questa la sua ricerca: il racconto per immagini di una realtà privata ma i cui codici espressivi sono universali e dunque intellegibili a chiunque ha avuto la fortuna di sentire il proprio cuore battere per quello del partner. E non importa proprio nulla che ad amarsi siano due donne, come nel caso di questa serie, o due uomini: l’amore ha un solo volto, una sola voce, ed è la stessa che parla agli eterosessuali. Anche ai meno sensibili, ai meno tolleranti, ai più convinti assertori che l’unicità dell’amore risieda nel rapporto tra uomo e donna. Tutti amiamo allo stesso modo.

“Double Life” si direbbe una giornata nella vita di due donne innamorate e, a una rapida visione delle fotografie, si direbbe che è così. Ma non è così. O non solo. Se fate attenzione vi accorgerete che le due protagoniste in realtà sono la stessa persona, e la realtà che ci appare contende al verosimile la sua natura: quando all’utilizzo di Photoshop soggiacciono creatività e talento la realtà, quella vera, è solo un frammento dal quale dipartono mille rivoli di realtà parallele altrettanto valide nel momento in cui diventano immagini; dunque esistenti di vita propria e capaci di intessere una narrativa credibile.

Quale sia il centro dell’indagine di “Double Life” è presto intuibile, chiaro come le sue immagini: le delicate dinamiche relazionali consumate nella polarità di un rapporto identitario e nella rappresentazione di dilemmi interni, il loro ribaltamento nella ritrovata e complice consapevolezza di un affetto inestinguibile.

Il quotidiano sentimentale dunque come espressione di linfa vitale, e che sia rappresentato all’interno delle mura domestiche, dove inevitabilmente si alza il livello dell’intimità, o nelle immagini esterne, nelle occasioni di socialità, la tensione non muta: razionale e irrazionale si alternano seguendo un linguaggio univoco e obbediente a moduli espressivi il cui equilibrio è il prodotto di un’affinità sperimentata.

Ma c’è dell’altro. Nella singola/doppia presenza c’è come il tentativo di proiettare sull’altro soggetto una visione propria dei rapporti affettivi e come uno specchio vederne restituito un feedback. Un esercizio. Un esercizio intimo e rispettoso nel quale non è il partner il mittente di una prova, ma se stessi; se stessi in relazione all’altro. Per quanto le immagini non lo dicano – la loro “chiarezza” lascerebbe supporre un’immediata interpretazione – c’è in “Double Life” un invito all’elaborazione psicanalitica, come se per voler comprendere fino in fondo le dense sfumature di un rapporto dovessimo leggere il lavoro alla controluce del profondo, nell’articolata trama dell’ego. E in questo gioco di specchi riflettenti, nella selva di echi brevi è più facile trovare risposte. Sguardi d’intesa, abbracci avvolgenti, tenerezze cercate e trovate nella morbidezza di un attimo che somiglia all’eternità, tutto ha il sapore della vita: tutto esplicita il suo senso nella consapevolezza che ogni singolo gesto, ogni più complice attenzione sarà restituita in forma doppia. E Kelli Connell sarà onorata se noi apprezziamo la “doppiezza” nel suo lavoro, il flusso bidirezionale di un dialogo ora gestuale ora denso di silenzi che è insieme personale e universale, perché l’amore, come si è detto, ha un solo volto. E noi, pur essendo testimoni distanti, di quell’amore così dettagliatamente fotografato cogliamo ogni singola sfumatura.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Double Life”

 

foto Kelli Connell

 

http://kelliconnell.com/

An endless intimacy. What shakes us from Kelli Connell's home pictures is the slow and stable flow of an intimacy that only a deep emotional relationship can establish.

And this is her research: the story of images of a private reality whose expressive codes are universal and therefore intelligible to anyone who has been fortunate enough to feel his heart beat for that of his partner.

And it doesn’t matter just to love two women, as in this series, or two men: love has only one face, one voice, and that's the same as talking to heterosexuals.

Even the less sensitive, the less tolerant, the most convinced assertors that the uniqueness of love resides in the relationship between man and woman. We all love the same way.

Some would say that "Double Life" is a day in the life of two women in love and, at a quick glimpse of the photographs, it would seem that is so. But isn’t.

Or not only. If you are careful you will find that the two protagonists are actually the same person, and the reality that appears to us contradicts its likely nature: when using Photoshop is subject to creativity and talent, the real reality is only a fragment from which they divide thousands of parallel realities as equally valid as they become pictures; therefore existing of their own lives and capable of having a credible narrative.

What is the center of the "Double Life" inquiry is soon conceivable, as clear as its images: the delicate relational dynamics consumed in the polarity of an identity relationship and the representation of internal dilemmas and their overturning in the newly discovered and complicated awareness of a unquenchable affection.

The sentimental dailylife therefore as an expression of vital limph, and that it is represented within the domestic walls, where inevitably the level of intimacy is raised, or in external images, on social occasions, tension does not change: rational and irrational alternate following a unique language and obedient to expressive forms whose equilibrium is the product of a proven experience.

But there is something else. In the single/double presence there is an attempt to project on the other subject a vision of affective relationships and as a mirror to see feedback returned. An exercise. An intimate and respectful exercise in which the sender of a test is not the partner, but themselves; themselves in relation to the other.

As far as pictures do not tell - their "clarity" would suggest imminent interpretation - there is in “Double Life” an invitation to psychoanalytic elaboration, as if to understand the dense shades of a relationship read the work at the back of the deep, in the articulated plot of the ego.

And in this game of reflecting mirrors, in the forest of short echoes it is easier to find answers. Glances of understanding, wraparound hugs, perseverances sought and found in the softness of a moment that resembles eternity, everything has the flavor of life: everything expresses its sense in the awareness that every single gesture, every more complicated attention will be returned as double.

And Kelli Connell will be honored if we appreciate the "duplicity" in his work, the two-way flow of a gestural now-dense dialogue of silence that is both personal and universal, because love, as has been said, has only one face. And we, while being distant witnesses, of that love so detailed photographed we seize every single nuance.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “Double Life”

 

ph. Kelli Connell

 

http://kelliconnell.com/

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